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Sinner e il caos sugli spalti. Bertolucci: "Il prezzo da pagare"

Roberto Tortora
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Da sobri ed eleganti teatri per lo sport a scatenate, chiassose e scalmanate arene da circo o curve da stadio di calcio. Negli ultimi mesi stiamo assistendo ad un cambio culturale epocale nel mondo del tennis. Sia in campo, con i tennisti che s’infuriano, protestano con gli arbitri e rispondono agli spettatori sia sugli spalti, dove si susseguono cori, urla, tifo smaccatamente di parte e un calore mai visto prima. Prima era una prerogativa soltanto degli US Open di New York, ora sta prendendo piede in ogni torneo del mondo. 

Intervistato sul tema dal Fatto Quotidiano, Paolo Bertolucci ricorda i suoi tempi in Coppa Davis: “Il pubblico allora era bello caldo quando si giocava in Davis. Oggi questo sport è esploso nel mondo. Da noi era rimasto un po’ indietro, perché mancava il campione assoluto. Adesso che c’è il campione, Jannik Sinner, e dietro di lui ci sono tanti giovani e tanti giocatori di livello, naturalmente si avvicina anche un pubblico che non è quello abituale del tennis, ma è bello. Se c’è da pagare qualcosa in termini di confusione, lo si paga volentieri Dovranno abituarsi gli stessi giocatori: se giochi in un campo con 50 persone c’è il silenzio come in chiesa. Se lo stadio ne tiene 18mila, è normale che c’è gente che si muove, qualcuno che parla, qualcuno che applaude, qualcuno che urla. E anche il giocatore deve da questo punto di vista riuscire a isolarsi, a vivere in una bolla e a essere superiore. È il prezzo che paghi, visto che incassi anche tanti soldi, dall’avere 18mila persone che ti guardano. I giocatori lo sanno, è così. A Montecarlo c’erano, credo, il 40% di spettatori italiani e un altro 40% di francesi. E anche questo è abbastanza normale”.

Per la prima volta, durante il duello Sinner-Tsitsipas, è arrivato nel tennis un errore arbitrale che ha generato polemiche in stile calcistico, ma Bertolucci non crede ad una deriva di questo tipo: “Purtroppo l’errore c’è stato, per una concausa di fattori che secondo me accadono, non so, una volta ogni 10 anni. Adesso poi c’è l’occhio di falco, per cui in pratica l’arbitro è diventato un semplice ragioniere. Dal prossimo anno sarà obbligatorio anche sui campi in terra battuta. Non ci saranno più queste polemiche. I tifosi di calcio sono più abituati, diciamo così, a vedere l’arbitro come il capro espiatorio dei propri insuccessi, delle proprie sconfitte o delle mancate vittorie. Il tennis non è così, assolutamente."

 

 

 

"I giocatori sanno benissimo che queste cose accadono raramente, ma quando accadono non puoi farci nulla. La giudice di sedia – prosegue l’ex-azzurro di tennis – è una delle migliori al mondo, Aurelie Tourte. Ha arbitrato le Finals a Torino e la finale in Australia. Però ha preso un abbaglio, una roba inspiegabile: credo che quando ha rivisto le immagini, perché sicuramente le avrà riviste, si è sentita male lei per prima. E il primo ad averci rimesso tantissimo è proprio Sinner”.

L’entusiasmo del tifo non è un inedito, già quando Bertolucci giocava in Davis le differenze, da Paese a Paese, si sentivano: “A Roma i nostri colleghi non volevano giocare contro gli italiani. Allora poi veramente c’era silenzio da tutte le parti, non erano abituati. A Roma tutto il tifo contro lo soffrivano, lo pativano molto. E il pubblico era bello caldo quando si giocava in Davis. Non solo in Italia: ricordo Romania, Cecoslovacchia, per fare degli esempi. Ai tempi nostri ti rubavano anche le mutande nello spogliatoio quando giocavi in Coppa Davis: era già un ambiente molto elettrico, sicuramente”.

 

 

 

In termini di tifo, come si spiega agli italiani che Sinner non potrà vincere tutte le partite ora? Bertolucci non si preoccupa: “Come perde la loro squadra del cuore di basket o di calcio. Come perde Bagnaia. Io non mai visto nessuno imbattibile: c’è quello più forte, il numero uno, e per quello c’è una classifica. In più, il tennis è uno sport singolo che si gioca 11 mesi all’anno: nessun giocatore può essere in forma per tutta la stagione. Se adesso i giocatori che abbiamo visto a Montecarlo fossero al 100% vorrebbe dire che hanno sbagliato la preparazione, perché la preparazione ti deve portare al top per il Roland Garros. Tanto è vero che Sinner adesso si ferma. Fa riposo e poi fa dieci giorni di carico perché deve mettere benzina. Andrà a Madrid, ma giocherà per riprendere ritmo gara ed essere pronto per Roma e Parigi”. 

A Roma la pressione potrebbe sfavorire, anziché aiutare Sinner? Bertolucci è ottimista: “L’anno scorso l’ha sentita (uscì agli ottavi, ndr). Sono sicuro che quest’anno disputerà un altro torneo, tenendo presente che la sua superficie preferita è indoor. Poi c’è il cemento e l’erba. Cioè: se Sinner dovesse giocare il match della vita non lo giocherebbe mai sulla terra rossa. Però, si è visto anche a Montecarlo che se la gioca eccome con i migliori. Praticamente stava vincendo contro il miglior Tsitsipas degli ultimi due anni. Allora se tanto mi dà tanto il problema ce l’avranno comunque gli altri, non Sinner”.

 

 

 

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