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Milan, il silenzio di Ibrahinmovic: un caso nella crisi rossonera

Claudio Savelli
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Zlatan Ibrahimovic non ha ancora parlato in quanto dirigente del Milan. Forse perché non è un dirigente del Milan, in senso letterale? Lo svedese è stato assunto da Red Bird come- riprendiamo il comunicato ufficiale - «Partner Operativo del portafoglio di investimenti nei settori sport, media e intrattenimento» e «Senior Advisor della proprietà e del senior management del Milan». Per il club è un consigliere degli alti dirigenti mentre nel fondo è un partner operativo. Ecco, al Milan servirebbe l’esatto opposto: un dirigente con pieni poteri operativi. Ancora più nello specifico, al Milan servirebbe un volto conosciuto e riconosciuto nel calcio che parli al pubblico e ai media, indicando le intenzioni del club e spiegandone le strategie. Ibrahimovic è perfetto e sembrava essere stato assunto apposta per colmare questo vuoto, invece non ha ancora proferito parola. Se è per il vizio di forma nella sua assunzione di cui sopra, beh, allora è un clamoroso autogol. Se è per l’apprendistato che Ibra si è giustamente autoimposto, beh, è tempo di terminarlo.

C’È BISOGNO DI LUI
Ibra ha parlato solo a margine di un convegno a Londra, mesi fa, quindi fuori dal contesto Milan e in un momento in cui non era necessario parlare. Mai si è presentato ai microfoni prima o dopo una partita, mai ha tenuto una conferenza stampa, nemmeno una di presentazione. È tutto strano, tutto diverso dalla prassi, soprattutto quando si parla di un “acquisto” così importante. C’è bisogno di lui, qui e ora. L’ad Furlani, infatti, non è sembrato entusiasta di parlare ai microfoni dopo il pareggio con la Juventus, anche se si è presentato di sua spontanea volontà. Ha poi detto: 1) «Siamo focalizzati con Pioli per finire bene questa stagione», quindi nella prossima non ci sarà Pioli in panchina? 2) «Ci sono troppe voci in giro e ci hanno dato fastidio. Noi vorremmo solo giocare a calcio e fare il lavoro vero», quando il lavoro vero, ora, è prima di tutto scegliere l’allenatore; 3) «Non fate domande tecniche a me. Parlerà Zlatan, parlerà Geff (Moncada, ndr)», e così ammette l’esistenza del problema di cui sopra, il vuoto di voci nel Milan che Furlani stesso non può e non vuole colmare. Furlani spiega poi che «le idee di Ibra sono fondamentali per le scelte del club», suggerendo quindi che non è Ibra stesso a prendere la decisione definitiva ma al più propone la sua visione. Allora chi decide l’allenatore? Cardinale che, secondo quanto svelato da Repubblica, deve rendere conto a tale Peter Lieth, ex dentista e titolare della fiduciaria Dentaleus Holding inserita nella controllante del Milan. Quando la catena di comando è così lunga, le scelte diventano difficoltose e i rischi sono evidenti: essere battuti sul tempo e decidere per il compromesso che nel calcio non funziona mai.

 

 

TIFOSI SCONTENTI
La maggior parte dei tifosi vorrebbe infatti Antonio Conte in panchina, paradossalmente anche la parte che non lo gradisce perché sarebbe una scelta di rottura con il presente. La società, invece, continua a considerare Lopetegui, Fonseca e Van Bommel i candidati ideali perché hanno stampo internazionale, caratteri più morbidi e non sforano il budget da 4 milioni netti all’anno assegnato all’allenatore - cosa che farebbe anche De Zerbi visto che solo per liberarlo dal Brighton servono 15 milioni, dunque diventerebbe possibile solo con la cessione illustre di Maignan (al Bayern?). Su Lopetegui la frenata non è arrivata ieri ma giorni fa, anche perché l’accordo e l’assenso del mister ci sono già. Il Milan si è preso qualche giorno per vagliare altri candidati, prima di rispondere al tecnico, assumendosi il rischio che quest’ultimo accetti la ricca corte del West Ham. Senza la sommossa popolare, lo spagnolo sarebbe già in pectore. La dirigenza si sta dimostrando sensibile all’opinione della tifoseria. Da un lato è un pregio (vuole ricostruire un rapporto con l’ambiente), dall’altro un difetto (potrebbe risultare poco credibile, poi, quando prenderà la scelta definitiva). Intanto Pioli dovrà affrontare il Genoa (domenica pomeriggio) senza Loftus-Cheek e Maignan, fermi per due lesioni di basso grado rispettivamente al bicipite e all’adduttore, e finire la stagione nelle strane vesti del “traghettatore”.

 

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