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Il Milan piomba nel caos: "minacce" per Lopetegui, incubo rossonero

Claudio Savelli
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 Qui siamo d’accordo con la curva rossonera, Lopetegui anche no, serve di più, di meglio, ma è giusto che una società ascolti i tifosi? Se il Milan ha scelto Lopetegui, come sembra in questi ultimi giorni, e fa marcia indietro dopo aver ricevuto le “minacce” della curva («Se così non fosse, dimenticatevi di vivere Milano come oasi felice...»), conferma di non avere in mano la situazione, di essere in confusione, di navigare a vista. Si prenda a esempio l’Inter, proprio lei: quando è stato ingaggiato Inzaghi tre anni fa, in risposta all’addio di Conte, Marotta e Ausilio non hanno dato retta alla piazza che non ne era poi così convinta e, in parte, preferiva Allegri. Già, Allegri. Ha avuto ragione l’Inter, poi, e ora il mondo nerazzurro non sostituirebbe Inzaghi nemmeno con una divinità. Una società vera e forte ora va sull’allenatore che le pare e piace e lo impone alla piazza, spiegando le ragioni della scelta e indicando i termini del progetto. Se poi fallisce, se ne assume la responsabilità, pagando il tecnico esonerato e perdendo soldi. Una tifoseria intelligente come quella rossonera, pur non condividendone la decisione iniziale, si riconoscerebbe in una dirigenza che ammette i propri errori a testa alta. 

Per trasformare questa teoria in pratica, però, serve una dirigenza strutturata e navigata. Il Milan, ad oggi, non lo è. Ibrahimovic ha appena iniziato e non è assunto dal club (quindi non proferisce parola), Furlani è nuovo nel calcio, Cardinale idem. L’inesperienza è un dato di fatto. Potrebbe essere comodo, quindi, alzare le mani e accontentare il tifoso, ingaggiando chi vuole lui. La maggior parte dei tifosi rossoneri vogliono uno come Conte, se non proprio l’originale, tanto per capirci. Un nome importante. Uno che si imponga su una società che loro considerano debole. E non hanno tutti i torti. Non è tanto Lopetegui in sé ma le ragioni che sembrano portare ad una scelta simile, ovvero la volontà di Cardinale di non avere un tecnico dal carattere troppo forte in panchina.

 

 

Non vuole un solista, uno che vuole vincere e lasciare, uno che contesta le scelte della società, uno che impone le proprie preferenze sul mercato, uno che accetta malvolentieri i giocatori proposti dallo staff. È come se la proprietà non volesse problemi, come se ci si accontentasse del piazzamento e tutto il resto è un di più che se arriva bene, altrimenti va bene lo stesso. Almeno questo è il messaggio recepito dai tifosi, i quali invece sono disposti a tutto pur di alzare il livello competitivo. Rivedono in Lopetegui la scelta di Pioli, con alcune differenze: quest’ultimo arrivò in un momento in cui il Milan non era così competitivo e doveva scegliere tra i pochi liberi a ottobre, mentre ora la scelta è ponderata e, in teoria, hanno avuto a disposizione mesi per muoversi. A monte di tutto questo va detto che il comunicato della curva mette in una posizione scomoda la società. Se viene ascoltato, questa passa per debole. Se viene ignorato, ottiene in cambio un clima di contestazione. È un bivio. Oltre c’è il futuro del Milan, e una prima onesta valutazione della gestione Cardinale.

 

 

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