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Inter, per Steven Zhang è l'ultimo giorno

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Claudio Savelli
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Mentre l’Inter si ritrova al Castello Sforzesco per “l’ultima cena” di festa, Steven Zhang è attaccato al telefono con i legali e gli advisor finanziari nel vano tentativo di convincere Oaktree ad una proroga del prestito in scadenza oggi. A Londra e a Los Angeles pare non abbiano nemmeno risposto al telefono. A dir la verità, nemmeno Steven credeva in un colpo di coda finale. Il danno, oltre la beffa di perdere l’Inter, è che il presidente nerazzurro non può salutarla come si deve e come meriterebbe perché in Italia non può metterci piede per via della vicenda personale con China Construction Bank. E seppur questa vicenda non riguardi direttamente l’Inter, è stata decisiva nel percorso che porta al cambio di proprietà. Oaktree ha staccato i telefoni nel momento in cui si è fatto una domanda: se Zhang non paga una banca governativa cinese, perché dovrebbe pagare noi?

SALDARE IL DEBITO
Infatti Zhang ha provato a indebitarsi con qualcun altro (Pimco o chi per lui) per saldare il debito. La vicenda proseguirà in tribunale ma non riguarderà l’Inter: sarà Suning contro Oaktree. A torto o a ragione in questa vicenda, Steven Zhang avrebbe meritato un addio diverso. Avrebbe meritato di essere presente alla festa di domenica a San Siro e alla cena al Castello Sforzesco di ieri sera. È crudele che nessuno abbia potuto ringraziare Zhang ad alta voce. Mister Inzaghi ha raccontato dell’ottimo rapporto con Steven, il vicepresidente Zanetti ha elogiato l’impegno della proprietà mentre l’ad Marotta, più esperto, ha ringraziato Zhang per la solidità «che dà» al club, non che «ha dato».

 

 


L’attenzione, la delicatezza e il rispetto con cui ogni componente dell’Inter ha trattato la fine di un’era è uno dei motivi per cui questa società è destinata al successo a prescindere da chi ne sia il proprietario. Marotta era sincero quando ha detto che non c’è alcun motivo di preoccuparsi. Anche solo seguendo la logica, non c’è. Si passa da un azionista, per quanto appassionato, insolvente come Suning ad un azionista solido come Oaktree. Si passa da un’azienda ad un fondo che, per definizione, ha come unico interesse quello che i suoi investimenti aumentino di valore nel tempo in modo da venderli in futuro e guadagnarci. Oaktree non è fesso. Si tiene ben volentieri quest’Inter perché è sana, solida e vincente, mentre non si sarebbe tenuta quella comprata da Suning nel 2016.

LICENZA POETICA
Ecco: Steven Zhang va ricordato come un grande presidente della storia del club non tanto perché è il secondo più vincente (2 scudetti, 2 Coppa Italia, 3 Supercoppa italiana fanno 7 titoli come Angelo Moratti, ma in sei anni anziché 13) quanto perché è passato, sia concessa la licenza poetica, dalle stalle (metafora) alle stelle (letteralmente). Se il trofeo più importante del calcio contemporaneo è la continuità ad alto livello, Zhang merita una menzione d’onore perché prima di andarsene ha rinnovato i contratti fino al 2027 all’intera dirigenza, in modo che nessuno potesse anche solo farsi venire il folle dubbio di modificarla. Lascia l’Inter controvoglia ma in ordine. Questo è ciò che fanno i grandi manager, i grandi presidenti. Questo è ciò che ha fatto Steven Zhang.

 

 

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