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Parigi 2024, paura al judo: allertato il Mossad per la sfida tra Muki e Badawi

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Di tutti gli scontri possibili, questo è l’unico che vorremmo vedere, il più nobile e, soprattutto, l’unico senza conseguenze devastanti per l’umanità. Stiamo parlando della possibile sfida di judo all’olimpiade di Parigi tra l’israeliano Sagi Muki ed il palestinese Fares Badawi. Presenti nel tabellone dalla stessa parte, potrebbero incrociarsi all’Arena Champ-de-Mars agli ottavi di finale. Muki è stato bronzo a Tokyo, ma ha militato anche nell’esercito come sergente, mentre Badawi è nato in un campo profughi in Siria da una famiglia palestinese ed è poi fuggito, chiedendo asilo politico in Germania. Prega prima di ogni incontro: “Ho una grande fede in Allah. È a lui che penso ed è lui che prego di darmi la forza”. 

Al di là del sano spirito sportivo, è chiaro che, in una manifestazione in cui già altri atleti di Israele sono stati duramente contestati dagli avversari, un possibile incontro tra i due non è da sottovalutare dal punto di vista della sicurezza e, infatti, è stato messo in allarme anche il Mossad, che invierà alcuni agenti speciali a controllare l’incontro. Ai giochi la Palestina è rappresentata da 8 atleti in sei discipline, invitati dal Cio, perché impossibilitati a qualificarsi normalmente a causa della guerra. Israele, di contro, presenta una batteria di 90 atleti. Nel villaggio olimpico questi ultimi si spostano con la scorta. Nessuno vuole rivivere Monaco ’72 e le minacce pesano da entrambe le parti.

Lo stesso comitato olimpico, però, non ha equiparato la guerra di Vladimir Putin all’Ucraina con quella di Israele, successiva all’assalto dell’ormai famoso “7 Ottobre”. Ai giochi, infatti, gli atleti russi e bielorussi gareggiano in una squadra neutrale di 32 elementi, sotto la sigla AIN (Athlétes Individuels Neutres), con una maglia bianca senza inno né bandiera. Gran parte di questi sono tennisti. L’Ucraina, dal canto suo, ha vinto la prima medaglia ai giochi grazie alla sciabolatrice Olga Kharlan, che ha ottenuto la medaglia di bronzo. E passerà alla storia il suo gesto, negli ottavi di finale, di abbracciare Anna Bashta, avversaria di origini russe, ma di passaporto azero. Serve tranquillità, fair-play e trasparenza, perché il mondo è già in guerra e l’Olimpiade, invece, dev’essere solo una festa di sport e pace.

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