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Caster Semenya, dopo Khelif la scalata all'atletica: perché è di nuovo polemica

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Si muove qualcosa nel mondo dell'atletica dopo la vittoria della pugile intersex algerina Imane Khelif alle Olimpiadi di Parigi. In particolare, Caster Semenya, atleta sudafricana due volte olimpionica degli 800, ha detto che intende candidarsi alla presidenza dell’organismo di governo World Athletics quando terminerà il mandato finale di Sebastian Coe nel 2027. Ad accomunare Khelif e Semenya i livelli di testosterone da alcuni giudicati troppo alti. In passato, infatti, la Semenya ha dovuto rinunciare alle gare perché si era rifiutata di sottoporsi al trattamento ormonale imposto dai regolamenti di World Athletics per abbassare i suoi livelli di testosterone. Che pare risultassero più alti rispetto ai valori consentiti. 

Alla fine l'atleta si era rivolta alla corte europea dei diritti umani, riuscendo ad avere la meglio. "So di essere diversa - aveva detto -. Non mi interessano i termini medici e quello che mi dicono. Essere nata senza utero o con testicoli interni. Non sono meno una donna". Oggi, parlando con l’emittente tedesca Ard della sua decisione di candidarsi, ha detto: "Sto lavorando alla mia candidatura alla presidenza. Mi piace sfidare le persone che non si prendono cura dei diritti degli atleti”.

 

 

 

La Semenya, 33 anni, ha vinto due ori olimpici e tre titoli mondiali negli 800 metri. Per quel riguarda la controversia di genere, l'atleta è considerata intersessuale e da anni combatte le regole di World Athletics secondo cui le donne con un livello elevato di testosterone devono abbassarlo a un certo livello per competere in eventi dai 400 metri al miglio. Poi, anche se la Corte europea dei diritti dell’uomo ha definito le regole discriminatorie, World Athletics ha affermato che rimarranno in vigore. 

 

 

 

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