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Milan, dietro il fallimento di Fonseca c'è Ibrahimovic: un doloroso retroscena

Claudio Savelli
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Il primo e principale problema del Milan è che la sua dirigenza pensa che non ci siano problemi. Ibrahimovic- visto che “comanda lui” e gli altri “lavorano per lui”, citiamo lui - è convinto di aver preso solo decisioni corrette. D’altronde le ha prese in prima persona e lui è infallibile di natura. Dire che il Milan non sta funzionando significherebbe ammettere di aver commesso uno o più errori, eventualità che non ha mai sfiorato lo svedese quando era calciatore, quindi uno del gruppo, figuriamoci ora che è dirigente, quindi uno sopra il gruppo.

A proposito, Cardinale che si professa maestro di gestione d’impresa si è mai chiesto che personalità sarebbe meglio mettere a capo di un’azienda complessa come il Milan? Se se lo è chiesto e si è risposto Ibrahimovic, forse non ne immaginava l’incapacità di uscire dal personaggio di diointerra che si era creato.

 

 

Se non se l’è chiesto, beh, allora abbiamo trovato l’origine dei mali. Il Milan in campo non è altro che un riflesso del Milan fuori dal campo. Le carenze tattiche (la mancanza di competenza), sia individuali sia collettive, non vengono compensate dalla personalità perché non esistono autocritica e solidarietà. L’eccezione che conferma la regola è non a caso l’ultimo arrivato, non ancora contaminato dal virus, Abraham che nel finale di gara contro il Liverpool richiamava disperato e incredulo i compagni.

Ora, tutti coloro che non erano chiamati ad assumere l’allenatore del Milan hanno capito che serviva un uomo di carisma capace di colmare l’evidente vuoto nel gruppo e nei presunti leader quali Maignan (non si è mai visto un portiere che si fa male ad ogni rinvio e che ieri, invece, stava bene), Theo (non si è mai visto un terzino che decide in autonomia di non difendere più perché è bravo ad attaccare) e Leao (non si è mai visto un numero 10 che fa la differenza una volta ogni tre mesi e quella volta puntualmente lo rinfaccia al pubblico). Ma dopo che Conte è stato respinto, ora Sarri e Allegri vengono ignorati e al più viene considerato Tudor.

L’unico contatto attivato è con l’entourage di Terzic, ex tecnico del Borussia Dortmund finalista di Champions: uno che risponde all’assurdo identikit del mister internazionale e che confermerebbe quanto premesso, ovvero che Zlatan crede che le scelte da lui finora prese sono tutte corrette ed è semmai Fonseca a sbagliare. Ieri “il boss” e Moncada, il ds che lavorerebbe per lui e non per il Milan, hanno pensato di restare in sede mentre la squadra si allenava a Milanello agli ordini, per così dire, di Fonseca. Anche questo è un segnale di disgregazione ed è grave che avvenga prima di un derby che, dovesse andare male, probabilmente farà scattare l’esonero. Un esonero che sembrerà sottolineare le colpe di Fonseca e invece andrà nel caso letto al contrario: se nel Milan comanda una sola persona, le colpe di un eventuale fallimento di chi sono?

 

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