Carlos Alcaraz, la "smorzata killer": l'incubo di Jannik Sinner

domenica 13 luglio 2025
Carlos Alcaraz, la "smorzata killer": l'incubo di Jannik Sinner
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Non sempre le strade del destino trovano la via retta che porta alla logica delle cose. Quello che dovrebbe essere non è sempre quello che è. Stavolta però questa conclusione te la porta in tavola il destino stesso, che a volte ama le simmetrie: i due più forti, i due più giovani, i due più attesi. Alcaraz e Sinner, ancora loro, come a Parigi. Stavolta si gioca su erba, e qui ogni passo lascia un’impronta più leggera della terra rossa, ma forse più eterna.

Una finale a Wimbledon (diretta Sky e TV8 dalle 17) ha sempre qualcosa di diverso, ma questa, più di altre, ha dentro il tempo che cambia. Ha la freschezza di due ventenni con l’esuberanza della gioventù e il rispetto dei vecchi campioni; uno ci è già passato, due volte, l’altro ci arriva per la prima. Entrambi però sanno che qui non si gioca solo un titolo: si gioca un ruolo nella storia che è e che verrà. Alcaraz è il prestigiatore che sorride, il ragazzo che sembra nato con il tennis addosso. Sinner è il metronomo con l’anima d’acciaio, programmato per l’agonismo, settato per vincere. Sotto il cielo di Londra, si incontrano di nuovo.

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UN MESE DOPO
Un mese dopo la battaglia del Roland Garros, Carlos e Jannik tornano uno di fronte all’altro per il titolo più prestigioso del tennis. È la quattordicesima sfida tra i due, la quarta finale Slam consecutiva per l’italiano (traguardo che nel terzo millennio solo Federer, Nadal, Djokovic e Murray avevano raggiunto), la terza di fila sull’erba per lo spagnolo. Alcaraz da Barcellona in poi ha messo in fila i titoli di Roma, Parigi (questi due in finale vs Sinner) e Queen’s. È il campione da battere, anche se Jannik lo ha detto chiaramente: «Mi piacciono queste sfide, vedere cosa posso fare e fin dove posso arrivare».

I precedenti dicono 9-4 per Alcaraz (bisogna considerare anche il match del challenger di Alicante, vinto da Alcaraz), ma le ultime quattro le ha vinte tutte soffrendo: cinque set, tie-break, rimonte. L’ultima, la finale del Roland Garros, è finita 7-6 al quinto dopo 5 ore e 29 minuti. Solo Alcaraz finora è riuscito a uscire vivo dalle progressioni di Sinner, quando l’azzurro accelera da fondo campo e chiude gli angoli con continuità e potenza.

A livello tecnico, la sfida ruoterà intorno a due chiavi principali: la smorzata di Alcaraz e il ritmo di Sinner. Lo spagnolo ha mostrato padronanza assoluta nel variare e spezzare il gioco con il tocco, specie sull’erba. Sinner cercherà di impedirglielo, alzando la velocità media dello scambio e togliendogli il tempo. Il suo tennis magari non sarà spettacolare ma è costante, efficace, geometrico. E la solidità nei fondamentali si oppone alla creatività più sbilanciata di Carlos, devastante col dritto, più vulnerabile col rovescio. «Ogni partita fa storia a sé - ha detto Jannik dopo la vittoria su Djokovic - Lui è il favorito, ha vinto qui due volte ed è di nuovo in finale, ma io sono pronto». $ questo il punto. Sinner non si nasconde, ma non si esalta. Ha consapevolezza. Ha finalmente serenità. Quando gli chiedono di ciò che è stato a Parigi risponde: «Se fosse davvero tanto nella mia testa, non sarei di nuovo in finale».

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I DUE PADRONI
Dalle 17 ora italiana, due ragazzi poco più che ventenni, ma già padroni della scena mondiale, si giocheranno un titolo e un’eredità. Non è solo una finale, non è solo un altro capitolo della loro rivalità, è una sfida che profuma d’alba, come quando qualcosa sta per cominciare davvero. Il centro Court di Wimbledon non sarà teatro della sfida, ma l’idea di un tennis che cambia, che si rinnova senza rinnegarsi, che non cerca cloni del passato. I due si conoscono, si rispettano, si sono fatti male a vicenda, ma sanno che oggi c’è di più. C’è da trasformare l’ossessione in sogno, il sogno in realtà. Per una tripla vittoria o per la prima gloria a Church Road.

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