Forse non avrebbe voluto diventare una bandiera del Sassuolo, ma è andata così: Domenico “Mimmo” Berardi è vicino al rinnovo del contratto attualmente in scadenza nel 2027 per due o addirittura tre stagioni dopo una vita passata in neroverde. Se non è una bandiera lui, allora non lo è nessuno. Di fatto sta per firmare un contratto a vita. Ha appena compiuto 31 anni, nel 2030 ne avrà 36 e veste questa maglia da quando ne ha 16. Ad annunciarlo è stato Giovanni Carnevali, deus ex machina del club e, nel bene e nel male, padre professionale di Domenico. Carnevali è sia colui che ha valorizzato Berardi sia colui che ne ha ignorato le richieste di cessione. Non deve essere stato facile essere il giocatore di punta di un club che vende tutti, ma proprio tutti, da Scamacca a Raspadori, da Locatelli a Frattesi, passando per Sensi, Politano e Boga, tranne te.
Per anni è sembrato che il prezzo del cartellino di Berardi venisse alzato ad arte rispetto alle offerte, mentre quello dei compagni, al contrario, fosse modellato in base ad esse. Nonostante questo sospetto, Berardi non ha tirato fuori certificati medici, non ha svuotato alcun armadietto, non ha disertato gli allenamenti. È sempre stato al suo posto, prima da talento un po’ naïf, poi da capitano e simbolo del club. Il massimo che si è concesso sono stati un paio di alterchi con i tifosi che lo insultavano e qualche dichiarazione a mezza voce sul desiderio di misurarsi in un top club.
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Tre anni nel calcio sono un’eternità. Bastano e avanzano per passare da capitano di uno scudetto a disoccup...Non si è meritato la sfortuna che, a un certo punto, si mette in mezzo e rende grottesca la sua storia: proprio quando il Sassuolo stava per retrocedere e quindi lo avrebbe forse liberato, si lesiona il tendine d’Achille (marzo 2024). Va di nuovo bene al club. La serie B diventa la zona di comfort ideale per rientrare a regime dopo l’infortunio. Lo scorso marzo, quando la squadra di Grosso è già lanciata verso la promozione, Berardi rientra in campo e pian piano, senza pressioni, torna in condizione. Pronto per quest’anno di serie A. Al Sassuolo, però, perché l’infortunio combinato all’anno in B ha cancellato il suo nome dai pensieri delle grandi.
Berardi è sempre stato in qualche modo condannato a diventare una bandiera. Una delle ultime del calcio. Chi l’avrebbe mai detto nel momento dell’esordio da prodigio a suon di poker al Milan e numeri da sballo per un’ala in serie A. Berardi, cresciuto nelle giovanili del Sassuolo fin dal 2010, ha esordito tra i grandi ad agosto 2012 ed è diventato subito un titolare dalla straordinaria continuità di presenze (399), gol (148) e assist (108).
Ora il trampolino di lancio non è più verso una big ma verso la Nazionale che, con Gattuso, magari tornerà a giocare con le ali e senza più le due punte, escludendo quindi l’altro lato della medaglia, quel Raspadori che proprio non riesce a diventare una bandiera. Una storia paradossale anche quella di Jack: decisivo in entrambi gli scudetti con i suoi gol nel momento in cui venivano meno i titolari del Napoli, eppure sempre relegato al ruolo di riserva di lusso. Raspadori non è mai nemmeno stato il back-up di Osimhen prima e Lukaku poi, ma uno che andava abbinato al centravanti. Una seconda punta buona per gli ultimi minuti o per un cambio di modulo forzato, come accaduto a Conte nel momento in cui non aveva più ali a disposizione.
Nelle amichevoli il mister sta provando a reinventarlo mezzala, un modo per dire che nel 4-3-3 per lui non c’è posto. Allora ci sta pensando seriamente l’Atletico Madrid, unica big in Europa a giocare con due punte oltre all’Inter. Il Napoli è disposto a farlo partire ma chiede 30 milioni, la stessa cifra pagata al Sassuolo per averlo tre estati fa in uno degli affari che, di fatto, hanno costretto Berardi a diventare una bandiera.