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Jannik Sinner stende Zverev fuori dal campo: "Mica li faccio io..."

di Carlo Galatidomenica 5 ottobre 2025
Jannik Sinner stende Zverev fuori dal campo: "Mica li faccio io..."

(Ansa)

3' di lettura

Sono passati due anni da quel pomeriggio di Parigi in cui Jannik Sinner si era smarrito nel match con Daniel Altmaier, perdendo per l’ultima volta al secondo turno di uno Slam. Jannik oggi è un altro giocatore e a Shanghai lo ha fatto vedere. La difesa del titolo Masters 1000 dello scorso anno, fondamentale per tenere vive le speranze di tornare numero 1, è iniziata con una vittoria (6-3 6-3 in un’ora e 37 minuti) che proietta Sinner al terzo turno, dove se la vedrà contro l’olandese Griekspoor, con cui ha vinto sei volte su sei, l’ultima delle quali nella finale di Davis del 2023. Appuntamento già oggi, con il match programmato dopo quello di Djokovic, che alle 12.30 affronterà il tedesco Hanfmann, con Sinner che giocherà per due giorni di fila per aver beneficiato di un giorno di recupero in più dopo la vittoria di Pechino. Rispetto alla capitale cinese, le condizioni ambientali sono molto diverse: umidità altissima, palline più pesanti e un campo che “non scorre” come molti si aspettavano, ma l’azzurro ha mostrato capacità di adattamento: «Io e Carlos non decidiamo come vengono fatti i campi. Ogni settimana è diversa, cerco solo di adattarmi e di giocare il mio miglior tennis», ha spiegato Sinner in conferenza stampa.

LAMENTELE
Diverso l’approccio di Zverev, che dopo aver vinto il suo match con il francese Royer ha puntato il dito contro l’uniformità delle superfici: «Non mi piace. È qualcosa che detesto. I tornei stanno andando in quella direzione perché vogliono che Sinner e Alcaraz vadano bene ovunque. Invece servirebbe più varietà, più spazio per stili di gioco diversi». Una lamentela che non trova riscontro nei numeri. Perché a smentire il tedesco ci pensa la CPI, acronimo di Court Pace Index, cioè l’indice ufficiale che misura la velocità effettiva di un campo da tennis. La CPI, elaborata dai dati del sistema di telecamere Hawk-Eye, nasce da una formula che combina due elementi: il coefficiente di attrito – quanto la palla “rallenta” al rimbalzo – e quello di restituzione, ossia quanto rimbalza. Il risultato, espresso su una scala da 0 (campo lentissimo) a 50 (molto veloce), restituisce il valore medio della superficie, influenzato da altitudine, temperatura, tipo di palline e usura del cemento.

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Ebbene, gli ultimi dati ATP parlano chiaro: Shanghai 2025 ha una CPI di 32.8, in netto calo rispetto al 42.4 dello scorso anno, ma ben diversa dalle altre tappe sul cemento del circuito. Indian Wells è ancora più lenta (31.0), Miami si gioca a 39.9, Toronto a 44.7, Cincinnati a 43.7 e Parigi (dati 2024) vola a 45.5. Insomma, altro che campi uguali: ogni Masters 1000 ha caratteristiche proprie. Shanghai è più lenta rispetto al 2024, ma non si può dire che l’intero circuito si sia omologato. Il ragionamento di Zverev, più che una tesi scientifica, suona piuttosto come un pretesto. Lo aveva notato anche Federer, che nel podcast di Roddick alla Laver Cup aveva messo la questione in prospettiva: «Ai miei tempi ogni superficie aveva un’identità, ora tutto è più simile; i tornei preferiscono condizioni che favoriscano i migliori, come Sinner o Alcaraz. Vogliono le finali giuste e un campo più lento rende le partite più spettacolari».

Il punto, però, è che Federer non parlava di superfici identiche, ma di tendenza alla standardizzazione anche perché la terra e l’erba – superfici “vive”, dove ancora di più contano umidità, temperatura e usura del terreno – hanno altre logiche; ma nei Masters 1000 sul cemento, la differenza tra un torneo e l’altro è ancora sostanziale e lo dicono i dati, non Zverev. Adattarsi e vincere, come Musetti, che ha aperto il suo torneo con una prova brillante: 6-4 6-0 all’argentino Comesana, mostrando varietà di colpi e fiducia crescente con le Finals nel mirino. Lunedì affronterà Darderi, vittorioso sul cinese Bu (6-4 6-4). Un derby italiano per un posto negli ottavi, in un Masters 1000 che – lento o veloce che sia – parla sempre più la lingua del tennis azzurro.

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