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Serie A, maledette soste: ecco tutti i calciatori infortunati

di Claudio Savelligiovedì 16 ottobre 2025
Serie A, maledette soste: ecco tutti i calciatori infortunati

3' di lettura

Anche stavolta si fa la conta dei reduci dalla pausa per le nazionali, con il caso di Christian Pulisic come chiaro manifesto dell'assurdità. Il 10 ottobre, alla vigilia di un'inutile amichevole contro l'Ecuador, il ct degli Stati Uniti Pochettino dichiara che l'attaccante del Milan ha dei problemi fisici. Il giorno dopo, non solo lo convoca, ma lo fa entrare per venti minuti. A fine gara ammette candidamente: «Ha un problema alla caviglia dalla pre-season, dopo l'allenamento l'ha sentita un po' gonfia». Tre giorni dopo, alla vigilia di un'altra amichevole contro l'Australia, lo stesso ct ammette che bisogna «aspettare per capire come reagisce». Il giorno dopo, non solo lo convoca, malo schiera titolare. Risultato: dopo mezz'ora, Pulisic esce per infortunio muscolare al flessore. Se ci sarà lesione (oggi gli esami), il Milan lo perderà per almeno tre settimane. Il club che paga il suo principesco avrebbe ricompensato tutto il diritto di farsi sentire, ma è una battaglia contro i mulini a vento.

Non essendoci un protocollo ufficiale, le federazioni sono libere di fare ciò che vogliono. E ora ci si mettono pure i cT. Il Milan si ritrova anche Saelemaekers e Rabiot in dubbio per fastidi rimediati in Nazionale, mentre Leao è stato rispedito a casa dal Portogallo proprio per evitare di romperlo, non essendo ancora al top della condizione. Altro caso è quello di Kean che ha rimediato una distorsione alla caviglia con l'Italia: non c'è lesione, ma la Fiorentina rischia di non averlo con il Milan. Al netto di una pausa tutto sommato benevola, il problema è sistemico: i giocatori tornano appesantiti, logori. Pausa così breve, peraltro, non serve nemmeno a chi è già rotto. Il Napoli sperava di usare questi giorni per recuperare Rrahmani e Lobotka, ma non ci è riuscito. Compensa con Politano e Buongiorno, ma solo perché con la Federcalcio c'è collaborazione: chissà come sarebbe andata se fossero stati americani. Il Como, domenica, contro la Juve non potrà contare su Addai, sfortunatosi con l'U21 olandese.

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L'Inter, che non riavrà Thuram per la Roma e perde Darmian (risentimento, ma qui le Nazionali non c'entrano), sarà costretta a spremere un Lautaro appena rientrato dall'inutile amichevole-tournée col Porto Rico (doppietta e aggancio a Crespo al quarto posto nei marcatori all time dell'Argentina) spostata di un giorno per motivi organizzativi. E qui si arriva alla stortura definitiva: le nazionali, specialmente quelle sudamericane che, chissà perché, finiscono le qualificazioni prima degli altri, sfruttano queste pause imposte dalla Fifa per organizzare amichevoli a scopi puramente commerciali. Il ministro dello sport indiano ha spifferato che l'Argentina con Messi giocherà a Kerala contro un'avversaria da definire nella prossima pausa di novembre, mentre TyC Sports, media sportivo argentino, riporta che il tour potrebbe essere spostato in Africa.

La sostanza è la stessa: in queste gare i top player li devono schierare, altrimenti i contratti saltano (occhio a Lautaro perché al rientro della sosta di novembre ci sarà subito il derby), ma il rischio di infortuni, su campi non sempre perfetti e con una tensione agonistica più bassa, aumenta esponenzialmente. Tutto questo non fa che rafforzare la convinzione di partenza: questo sistema di pause spezzettate, quattro interruzioni nel cuore della stagione, è obsoleto. Dal prossimo anno, le finestre di settembre e ottobre verranno accorpate, un primo passo verso l'unica, vera soluzione: che si fermi tutto per un mese e mezzo, come accaduto per il Mondiale in Qatar, e si giochino mini-tornei di qualificazione. Amichevoli? Solo prima di un Mondiale. Sarebbe un bene per tutti.

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