In pochi nel panorama italiano conoscono il tennis nelle sue sfumature più profonde come Laura Golarsa. Ex numero 39 del mondo, quarti di finale a Wimbledon, oggi coach, fondatrice di un’Accademia e apprezzata voce tecnica su Sky, Golarsa osserva l’attuale boom del tennis italiano con un punto di vista unico: quello di chi ha vissuto il circuito da protagonista e continua a formarne il futuro.
Con lei, intervistata da Fanpage.it, il discorso parte inevitabilmente dalla Coppa Davis e dallo spirito che ha animato giocatori come Berrettini e Cobolli. Su di loro, l’ex tennista parla con entusiasmo: “Sono molto contenta perché questi due ragazzi hanno uno storico che nasce da lontano”. E aggiunge un passaggio spesso ignorato: il valore dei maestri che li hanno cresciuti. “Questa Coppa Davis infatti è anche di Vincenzo”. Per lei, la vittoria non è stata una sorpresa, ma la naturale evoluzione di un gruppo che ha imparato a essere squadra: “Cobolli è un uomo squadra, lo dico sempre anche in cronaca”.
Le polemiche legate alle assenze di Musetti e soprattutto Sinner non l’hanno convinta fin dall’inizio: “No, perché le polemiche sono per i giornalisti”, chiarisce. E difende apertamente le scelte dei due azzurri, soprattutto del numero uno al mondo: “Nessuno capisce cosa significa essere il numero uno al mondo”. Golarsa insiste sul fatto che i ritmi del tennis moderno rendano inevitabile una gestione attenta delle energie: “C’è il calo del nervo, c’è il calo della tensione… Lo vogliamo far ‘sfiatare’ questo ragazzo o no?”.
Il suo discorso si allarga poi alla forza della squadra italiana, sottolineando quanto la profondità sia ormai un patrimonio consolidato: “Abbiamo una squadra fortissima, con una panchina lunghissima”. Per lei, i risultati recenti stanno cambiando anche la percezione dei giovani e delle famiglie: un nuovo modo di vivere il tennis, meno ossessionato dal risultato immediato e più orientato alla costruzione.
“Paradossalmente non ti parlo di risultati, ma di riempire un serbatoio di qualità tennistica”. Nell’intervista, Golarsa dipinge poi il tennis come una scuola di vita, in cui contano mentalità e cultura sportiva. Anche per questo cita Sinner come esempio limpido: “Il grande messaggio che ha fatto passare Jannik è della semplicità”.
Sul suo lavoro in telecronaca ribadisce un concetto chiave: raccontare il tennis senza inventare complessità. “Non rendiamo complicato quello che proprio ragazzi come Alcaraz e Sinner stanno rendendo semplice”. E mentre il tennis vive una stagione d’oro, l’ex tennista ricorda che dietro ogni successo ci sono sacrifici, pressioni e rinunce. E conclude con un monito ai commentatori: “Il cronista… farebbe meglio a limitarsi a raccontare quello che vede, fine”.