Il giorno in cui il tema poeticissimo del ritorno a casa che gli antichi greci chiamavano nostos, da cui la parola “nostalgia”, iniziamo a tradurlo con tornanza non può essere mai un buon giorno. E anche se a certificare tale mala evoluzione linguistica è l’Enciclopedia Treccani - che nel Libro dell’Anno 2025, appena pubblicato, ha inserito una sezione dedicata alle parole dell’anno- resta pacifico e drammaticamente cacofonico il fatto che mala tempora currunt per la nostra lingua italiana. Maltrattata più che mai, nell’anno che sta per finire, da neologismi un po’ giovanilistici, un po’ social ma in ogni caso per nulla ossequiosi dell’idioma di Dante.
Colpa (e qui ci cospargiamo il capo) anche di chi fa i giornali, sui quali, nell’ultimo anno, è stato un fiorire continuo di pro-Pal «chi sostiene la causa politica del popolo palestinese». Arrivando alle pagine di cronaca non è stato infrequente leggere di affidopoli quando ci sono stati scandali sullo scorretto affidamento diretto di appalti. Ma pure (specie a Milano) maranza ovvero «giovane che fa parte di comitive o gruppi di strada chiassosi, caratterizzati da atteggiamenti smargiassi e sguaiati e con la tendenza ad attaccar briga». Divertenti, per certi versi, anche le forbite traduzioni in italiano corretto (e magari un po’ antico) che ne hanno dato i linguisti dell’Osservatorio Treccani. Mentre c’è decisamente poco, anzi nulla, da ridere, quando si sente parlare di droga degli zombie, ovvero il Fentanyl «oppiaceo analgesico smerciato illegalmente e assunto come droga potente». Fra tante brutture è capace di suscitare almeno un po’ di ilarità il concetto di rifugio climatico collegato alle vere o presunte gran calure dell’estate trascorsa, tali - secondo ambientalisti e gretini vari (ma quest’ultimo ormai è un neologismo datato) - da necessitare un «luogo pubblico o privato in grado di offrire rifugio dalle temperature estreme».
Convinti loro... Restando in estate troviamo anche i neologismi legati agli amorazzi proibiti, come quelli dei due manager londinesi pizzicati dalla kiss cam al concerto dei Coldplay, ovvero quella che, secondo i prof Treccani è «la telecamera che riprende le coppie che sugli spalti si baciano». Dobbiamo, invece, alla verve messaggistica di Raoul Bova innamorato, la formula quasi poetica: oovvero «occhi bellissimi che sprigicchi spaccanti onano uno sguardo intenso». Roba da allucinazioni. Mentre a volte, in quest’era allucinogena pure per colpa dell’intelligenza artificiale, molte donne famose si sono ritrovate svestite sul web, pur non avendo mai posato senza veli, per colpa di un criminale uso dell’IA con la quale si può arrivare alla nudificazione dell’immagine di una persona ovvero la «creazione abusiva e illegale di falsi nudi, perlopiù femminili». Brutto affare. Tanto quanto, spostandoci in economia, è stato il ritorno dei dazi.
Scelta politica da parte degli Stati Uniti che da molti commentatori è stata paragonata a una sorta di bullismo economico «azione di sopraffazione esercitata con l'intento di imporre condizioni sfavorevoli agli altri attori sulla scena economica o finanziaria» al punto da generare controdazi ovvero dazi «usati come strumento di ritorsione».
Sempre da oltreoceano arriva un concetto politico nuovo: la broligarchia praticamente una fratellanza (bro) tra «uomini ricchi e potenti, che condizionano o mirano a condizionare gli orientamenti politici e le scelte dei governi». E se l’uso frequentissimo della parola la qualunque «una cosa che viene detta a sproposito», ci ha riportato alla memoria il politico Cetto La Qualunque, creato al cinema 15 anni fa da Antonio Albanese, i meravigliosi successi sportivi nel tennis mondiale dell’azzurro Jannik Sinner hanno dato vita a un aggettivo nuovo collegato al tennista: ingiocabile «detto di atleta odi squadra così forte che non ci si può giocare contro, imbattibile». Termine talmente brutto da rendere amara persino quella meraviglia di ragazzo dai peli di carota che, pescando tra i passati neologismi, fa ripensare con nostalgia persino all’aggettivo petaloso.




