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Open Arms, l'ammiraglio scagiona Matteo Salvini: "Ecco le menzogne della Ong"

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Matteo Salvini ancora in Aula a Palermo per il caso Open Arms. Il leader della Lega, nella giornata di venerdì 17 dicembre, è tornato di fronte ai giudici assieme al suo avvocato Giulia Bongiorno. La vicenda è ormai nota: Salvini, ai tempi ministro dell'Interno, è accusato di aver negato nell'agosto 2019 lo sbarco ai migranti a bordo della ong spagnola. Tra i testimoni ascoltati anche l’ammiraglio Sergio Liardo, che prende le difese del leghista. La sua testimonianza è infatti importantissima perché conferma che la nave vagò per il Mediterraneo, ignorando le richieste e le proposte di Madrid e de La Valletta dal 2 al 15 agosto 2019 e mettendo così a rischio la salute delle persone a bordo.

 

 

"La nave iberica Open Arms - ha spiegato Liardo - rifiutò di dirigersi in Tunisia, di sbarcare 39 immigrati a Malta, di fare rotta in Spagna (diniego ribadito in due occasioni), non fornì dettagli sullo stato di salute delle singole persone a bordo (domandò di farle sbarcare tutte, ma esclusivamente in Italia)". Non solo, perché il contrammiraglio spiega che l'imbarcazione fece rotta verso la Libia "mentendo alle autorità italiane, visto che partì verso Tripoli dopo aver comunicato che si sarebbe fermata a Lampedusa".

 

 

Non è tutto, perché Liardo accusa anche la ong di aver caricato più persone di quanto la nave permettesse: a conti fatti "avrebbe potuto accogliere a bordo solo 19 persone ma ne caricò più di 150 in tre eventi diversi". Sempre in difesa del numero uno del Carroccio, l'ammiraglio aggiunge che l'imbarcazione in acque italiane era "costantemente controllata, vigilata, assistita". Come già più volte precisato da Salvini, "vennero consentite la rotazione dell’equipaggio e lo sbarco delle persone realmente in cattivo stato di salute. Di più: sulla barca salirono senza problemi alcune autorità, a partire dal sindaco di Lampedusa, a dimostrazione di un costante monitoraggio". Un processo, quello contro Salvini, molto simile al caso Gregoretti su cui però il gup ha ritenuto di non procedere. 

 

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