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Ong, "patto tra scafisti e volontari": la denuncia dei sopravvissuti

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Alessandro Gonzato
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Il ragazzo che parla, un giovane della Sierra Leone, ha scritto un post sotto la pagina Facebook di Médecins Sans Frontières in cui accusa il personale libico della Ong francese di essere in combutta coi trafficanti di esseri umani. Riportiamo un estratto del docu-film "L'Urlo" in cui il ragazzo parla con l'autore, Michelangelo Severgnini, e gli racconta cos' è successo dopo che si è imbarcato su un gommone partito dall'Ovest della Libia: «Usano un'applicazione che può tracciare le navi in mare. Non appena una nave delle Ong è in mare la puoi vedere, persino il tipo di imbarcazione. In questo caso l'Ong era la Open Arms.

Hanno caricato tutti su due gommoni, che noi chiamiamo "baloon". Ricordo il giorno, era tra il 25 e il 28 di marzo 2021. Abbiamo navigato per l'intera notte e intorno alle 6 abbiamo raggiunto le acque internazionali. Il mare era calmo. C'era un ragazzo addetto alla bussola... Dopo ho capito che era tutto organizzato. Gli avevano dato le coordinate di dove la nave si sarebbe fatta trovare. Ce n'era uno che guidava il gommone e un altro che controllava la bussola. Eravamo in 70 su un gommone di 8 metri».

 

 

Anche il capitano e la persona con la bussola erano migranti. «Avevano il numero della Open Arms», dice il giovane della Sierra Leone. «Quando hanno chiamato, questi hanno risposto in inglese. Quando mi hanno passato il telefono satellitare e ho detto "pronto", all'inizio hanno risposto e si sono identificati. Ma in seguito hanno spento il microfono, non volevano essere rintracciati. Mi avevano detto che se avessi raggiunto il luogo, avrei dovuto mandare un messaggio», aggiunge il giovane, «ma non hanno mai letto il messaggio. Hanno spento.

Poco dopo abbiamo avvistato un piccolo aereo bianco che ha cominciato a sorvolare le nostre teste. Mai avremmo immaginato che la (Ong) Open Arms fosse a due passi e si stesse coordinando con l'aereo, che è stato lì per un'ora. A un certo punto sono arrivati i libici. Quelli che erano stati altre volte in mare ci hanno avvertito: "Sono i libici che vengono a prenderci". Era tutto preparato. Abbiamo visto la bandiera di Open Arms (spagnola, ndr) appena ci hanno trasbordato sulla nave libica». Ripete, il giovane: «Era tutto preparato.

 

Ogni giorno in Libia arrivano nuovi migranti che sono stati catturati in mare e dal confronto delle loro storie ti accorgi che molte coincidono. Hanno le coordinate di dove i gommoni dovrebbero farsi trovare e quante ore di navigazione servono. Conoscono tutte queste cose e conoscono il numero di telefono dal quale tu chiamerai». E ancora: «Il motivo per cui critico le Ong è che la maggioranza di loro funziona su di noi come un'esca. L'esca dei migranti, perché se non ci fossero le loro navi in mare non ci sarebbero neanche i gommoni». Ora parla R., 20 anni, somalo: «Le navi delle Ong lavorano con i banditi. Lavorano nel traffico di essere umani. Trasportano i migranti in Libia e poi verso l'Italia».

Marzo 2018. La Ong Mediterranea Saving Humans, battente bandiera italiana, aveva appena annunciato urbi et orbi il varo della propria imbarcazione Mare Jonio (il capomissione è il leader dei centri sociali Luca Casarini). Il sudanese Yahia era in Libia: «C'è la notizia che la sinistra in Italia ha creato un'organizzazione per mettere nel Mediterraneo una nuova nave. Ci sono altri modi per aiutarci, non solo il mare. Vogliono solo ritornarsene a casa. Non sono più interessato a venire in Europa». Altra operazione di "pull factor", il fattore -spinta: il canale Youtube africano "Critics news" rilascia un video dal titolo "373 migranti libici portati in aereo in Sicilia". Era una "bufala" fatta circolare ad arte nei gruppi WhatsApp e Telegram da Ong e trafficanti per richiamare in Libia altri disperati. Operazione di marketing criminale. 

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