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Ong pronte all'assedio delle coste italiane: meteo favorevole, cosa può accadere

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Michele Zaccardi
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Due navi Ong si stanno dirigendo verso i porti italiani. Battono entrambe bandiera tedesca: la Sea-Eye 4, con a bordo 116 migranti, veleggia verso Genova, mentre la Humanity 1, con altri 178, nei prossimi giorni arriverà a Bari. E un’altra imbarcazione, la panamense Life Support, è entrata nella zona Sar italiana, dove Roma ha la responsabilità delle attività di ricerca e soccorso. Certo, sono numeri ancora relativi, visto che soltanto sette navi Ong (su 22) stanno solcando il Mediterraneo centrale in queste ore. Ma sono cifre abbastanza alte da dare un segnale. E far suonare un campanello d’allarme a Palazzo Chigi. Il rischio che viene paventato è che l’aumento fisiologico degli arrivi durante i mesi estivi venga in qualche modo “drogato” dalle attività delle organizzazioni non governative.

Insomma, il timore che circola negli ambienti di governo è che la flotta delle Ong possa diventare di nuovo un fattore di attrazione per le migliaia di migranti che affollano le coste del Nord Africa. È il famoso pull-factor che, soprattutto negli scorsi anni, aveva contribuito a far impennare i numeri degli sbarchi in Italia. Per questo l’attenzione del Viminale e di Palazzo Chigi è massima.

 

 

 

Del resto, che la questione migratoria sia uno dei cardini dell’azione del governo Meloni lo dimostra l’impegno dedicato al dossier. Impegno che è stato declinato in una strategia di ampio respiro, che punta a rendere strutturale la lotta ai trafficanti di esseri umani, evitando interventi estemporanei, con l’obiettivo di bloccare a monte le partenze. Vanno in questa direzione non solo il Piano Mattei, con cui il governo intende investire nei Paesi africani anche sul fronte energetico e industriale e che ha portato alla firma di un accordo con la Tunisia da 100 milioni di euro per sostenere le imprese tunisine e dare ossigeno alle stremate casse statali, ma anche l’intesa siglata con Tunisi dall’Unione europea, con la fondamentale mediazione di Giorgia Meloni. Il memorandum prevede lo stanziamento di 150 milioni a favore del Paese africano, 105 dei quali destinati al controllo delle frontiere. L’ambizione è quella di farlo diventare un modello da replicare anche con altri Stati.

Oltre a questo, il governo si è mosso con la costruzione di due centri per migranti in Albania, scelta contestata duramente dall’opposizione, ma che rientra all’interno della stessa strategia: scoraggiare le partenze. Un obiettivo, quest’ultimo, che sembra essere stato raggiunto, almeno in parte. Gli ultimi numeri del Ministero dell’Interno evidenziano infatti il forte calo degli sbarchi che si è verificato negli ultimi mesi. Tra il 1° gennaio e l’8 luglio dell’anno scorso, infatti, sono arrivati in Italia via mare oltre 70mila migranti. Nello stesso periodo del 2024, invece, gli sbarchi sono crollati a quota 26.700. Il governo ha poi fatto valere il suo peso anche a livello europeo, riuscendo ad ottenere, in seno al Consiglio dei ministri Ue, l’approvazione della riforma del Patto sulla migrazione e l’asilo, che interviene anche sul tema dei cosiddetti movimenti secondari.

 

 

 

Tornando alla situazione nel Mediterraneo, due navi si trovano al momento in area Sar italiana (la panamense Life Support e la tedesca Humanity 1). Due invece navigano nella zona di competenza di Malta (le tedesche Nadir e Sea-Eye 4 diretta a Genova) e altre due nelle acque libiche (le norvegesi Geo Barents e Ocean Viking). Infine, un’imbarcazione si trova nell’Oceano Atlantico al largo delle coste portoghesi (la spagnola Aita Mari, comunque diretta verso il Mediterraneo centrale). Per quanto riguarda i salvataggi effettuati dalle Ong, solo nel fine settimana sono stati imbarcati in acque libiche 407 migranti, di cui 291 dalla Humanity 1 - dei quali 111 già sbarcati a Lampedusa e due a Siracusa per motivi sanitari (gli altri 178 arriveranno invece a Bari) - e 116 dalla tedesca Sea-Eye 4, diretta a Genova. A luglio sono stati salvati finora 444 migranti, che portano il totale dell’anno a 5.407. Dati inferiori rispetto a quelli del 2023, quando a luglio vennero recuperate 2.108 persone, per un totale dei primi sette mesi dell’anno scorso di 6.964. Non è comunque escluso un incremento degli arrivi nei prossimi giorni: le condizioni metereologiche favorevoli rendono infatti probabile altri interventi di salvataggio da parte di almeno quattro navi, delle quali solo la panamense Life Support si trova per ora nella zona Sar italiana.

 

 

 

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