Como, sul lago più immigrati che turisti. E l'Arci: "Loro come i vacanzieri"

di Tommaso Lorenzinivenerdì 26 luglio 2024
La casa di Torno, lago di Como

La casa di Torno, lago di Como

3' di lettura

La questione immigrazione da tempo agita Como, città da cartolina e costantemente in vetrina grazie alle decine di vip che eleggono il lago a buen retiro o meta per vacanze salate quanto privilegiate, di sicuro ricasco per il territorio. Fra centro storico e dintorni ci sono oltre 6mila fra case vacanze e b&b, otto hotel 5 stelle lusso, il Passalacqua (nuovo albergo della famiglia De Santis, aperto nel 2022) premiato come «migliore al mondo» nella guida “50 Best” e, per il 2024, sono «attesi 5 milioni di turisti», spiegava a Vanity Fair il presidente della Provincia lariana, Fiorenzo Bongiasca. Como dunque ricca, desiderata, ma anche vittima della sua posizione di frontiera e calamita per l’immigrazione: la Svizzera letteralmente ad un passo - possibile trampolino per il resto d’Europa - Milano e le opportunità della Lombardia più “grassa” a pochi chilometri. Sotto i lustrini del grande turismo (che sta creando molto dibattito in città fra chi lo benedice e chi invece denuncia l’inciviltà di chi arriva e la mancanza di programmazione e preparazione ricettive) è scoppiata anche la questione migranti, trasformata in una guerra da risolvere a colpi di ripicche.

LA POLEMICA

Se a Natale del 2017 aveva fatto scalpore l’ordinanza anti-clochard dell’allora sindaco Mario Landriscina (centrodestra), che proibiva ai senzatetto di bivaccare e chiedere l’elemosina all’interno della città murata (300 euro di multa e sanzioni anche ai volontari che portavano le colazioni in strada), oggi il sindaco civico Alessandro Rapinese (finora un mandato portato avanti spesso a colpi di provvedimenti-provocazione, dai rifiuti abbandonati alle tasse non pagate, al verde, ai parcheggi, agli asili) rilancia a modo suo. Durante un infuocato consiglio comunale- argomento principale la possibilità di dotare la polizia locale del taser (la pistola elettrica) - Rapinese, in polemica con la sinistra e il Pd, ha messo nel mirino le attività di solidarietà e la posizione di don Giusto della Valle, sacerdote della parrocchia di Rebbio, da anni attivo nell’accoglienza degli immigrati sulla scia di don Roberto Malgesini, ucciso nel 2020 a coltellate proprio da un senzatetto tunisino a cui aveva dato aiuto. «Non sapevo che don Giusto fosse un esperto di armi - il commento di Rapinese, in risposta alla consigliera del Pd, Patrizia Lissi - con lui preferirei dialogare su chi sia uno straniero e a che titolo possa fermarsi sul suolo pubblico», prima di scagliarsi contro l’attività di distribuzione delle colazioni alle persone in difficoltà: «Creare assembramenti di soggetti problematici che, dopo il caffè e la brioche, si soffermano in queste aree della città e creano problemi a chi vive nella zona è segno di irresponsabilità».

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Immediatamente la sinistra ha dissotterrato l’ascia di guerra e nella partita è entrata l’Arci locale con un comunicato che, se da una parte difende l’azione legittimamente intrapresa da don Giusto, dall’altra tracima in esiti deliranti contro le «provocazioni fasciste e dell’estrema desta civica di Palazzo Cernezzi» e «condanna gli ingiustificabili sgomberi di persone costrette dalle Istituzioni a vivere in rifugi di fortuna in una delle città più ricche del pianeta che non mette a disposizione centinaia di alloggi pubblici inutilizzati».

NUMERI IN CRESCITA

Per questo, l’Arci si dice «pronta a organizzare iniziative in città che si rivolgano esplicitamente anche ai turisti per invitarli a non venire a Como fino a che non saranno ristabiliti i valori minimi di civiltà e di solidarietà che possano farla essere città aperta all’accoglienza delle persone migranti come dei vacanzieri». In sintesi: no ai turisti, che portano soldi e se ne vanno; sì ai migranti e alle problematiche che fanno arrivare con loro, che poi restano e finiscono sulle spalle delle comunità locali. E che il capitolo stranieri sia fra le principali criticità del territorio comasco lo spiegano i numeri resi noti dall’Ufficio immigrazione e dal bilancio dell’operato della polizia fatto dal questore di Como, Marco Calì: a far data allo scorso aprile, i permessi di soggiorno rilasciati sono stati 17.770, le richieste d’asilo raddoppiate rispetto ai dodici mesi precedenti (da 968 a 1548), 553 le espulsioni (542 l’anno passato), con quelle degli irregolari triplicate nel primo semestre del 2024. La Polizia di Stato (dati aggiornati al 5 luglio scorso) ha infatti effettuato 48 accompagnamenti alla frontiera, contro i 18 dello stesso periodo del 2023, e il Questore ha notificati 119 ordini di abbandonare il territorio. Ma per la sinistra è meglio tener lontani i turisti...

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