Immigrazione, la Corte Ue dei Diritti dell'uomo si schiera con l'Italia

È stato dichiarato inammissibile un ricorso presentato da alcuni immigrati che accusavano l'Italia di averli respinti "per procura" in Libia
giovedì 12 giugno 2025
Immigrazione, la Corte Ue dei Diritti dell'uomo si schiera con l'Italia
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L'Italia ha ragione. A dirlo è la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo (Cedu), che ha dichiarato inammissibile un ricorso presentato da alcuni migranti che accusavano l'Italia di averli respinti "per procura" in Libia durante un salvataggio in mare nel 2017. Diciassette, provenienti da Nigeria e Ghana, avevano presentato ricorso alla Cedu nel maggio 2018 in merito alle condizioni del loro salvataggio al largo delle coste libiche nel novembre 2017, quando facevano parte di un gruppo di circa 150 persone all'interno di un gommone.

All'epoca, allertato da un segnale di soccorso, il Centro di Coordinamento del Soccorso Marittimo di Roma ha inviato una richiesta alle imbarcazioni vicine per soccorrere le persone in mare. Tra queste imbarcazioni, si prevedeva che una nave libica, la Ras Jadir, avrebbe raccolto circa 45 persone, tra cui due dei ricorrenti. Stando alla versione di questi ultimi, "sono stati legati, picchiati e minacciati; sono stati condotti in un campo di detenzione a Tajura, in Libia, dove hanno subito maltrattamenti e violenze", come ricordato nel comunicato stampa della stessa Cedu.

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Non solo, perché due di coloro che hanno presentato ricorso al giudice hanno inoltre denunciato la morte dei loro figli durante l'affondamento del gommone. Un affondamento - sostengono - causato dall'arrivo dell'imbarcazione libica. Tuttavia, i giudici di Strasburgo hanno stabilito che il salvataggio è avvenuto in acque internazionali e che la zona non era "di fatto sotto l'effettivo controllo dell'Italia". Quindi, spiegano i togati, mancano gli elementi che la Cedu considera come determinanti per stabilire che uno Stato ha giurisdizione, e quindi responsabilità, sull'accaduto. 

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