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Ingroia a Belpietro: "Se chiama il Pdl, vado"

Il "partigiano Ingroia" non arretra di un passo. Il procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia  è finito al centro delle polemiche per la sua partecipazione al congresso del Pdci, la scorsa settimana, e il suo essersi definito "magistrato partigiano della Costituzione" e la sua presa di posizione politica. Intervistato dal direttore di Libero Maurizio Belpietro, a La Telefonata su Canale5, il pm rivendica il suo diritto a "scendere in campo" fuori dalle aule dei tribunali. "Andrei ad un dibattito del Pdl ma non mi invitano", ha spiegato a Belpietro. Un magistrato ha diritto ad esprimere le proprie opinioni "purché la partecipazione non si traduca in collateralismo". Anche se, avverte, finora con il Pdl "non ci sono stati contatti, solo polemiche". Ma, chiede Belpietro, non è meglio per un giudice restare lontano dalla politica attiva? "Anche Giovanni Falcone e Paolo Borsellino parteciparono a iniziative di partiti (del Pci e dell'Msi, ndr) senza che ciò suscitasse alcuna polemica. Se l'avessi fatto 25 anni fa - continua Ingroia - nessuno si sarebbe stupito, mentre ora viviamo una fase di arretramento del dibattito politico culturale". La questione, dunque, non è tanto la politica quanto la Costituzione. "La riforma della giustizia mi preoccupa, ma se passasse saremo tenuti ad applicarla". In ogni caso, Ingroia non solo non rimette la definizione di partigiano, anzi "la ribadisco". E su una possibile candidatura in Parlamento rilancia: "Fa parte del diritto di elettorato - ha concluso - che non può sottrarsi a nessuno". Alle proposte di 'inviti' di Ingroia ha poi risposto a distanza Fabrizio Cicchitto, presidente dei deputati Pdl: "Fra i molteplici ruoli che ha assunto il dottor Ingroia, tutti totalmente estranei alla sua attività di magistrato - ha attaccato Cicchitto - ieri ha scelto quella di partigiano combattente e oggi quella del polemista e del provocatore". Per il momento, dunque, niente congresso del Pdl per il magistrato.

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