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Simona Malpezzi, cognome materno? "La società è cambiata. Ora serve una legge"

Simona Malpezzi, senatrice del Partito Democratico, è ospite di Io sono la mia legge – Parlamentari scatenati, la rubrica dedicata ai disegni di legge dei parlamentari. L'Onorevole, intervistata da Costanza Cavalli, ha presentato una Ddl per modificare il codice civile in materia di cognome per superare l'automatica attribuzione del cognome paterno ai figli. Nonostante le sentenze della Corte Costituzionale, una legge ancora manca: "Ritengo che sia dovere del legislatore fare una legge perché, come ci ha ammonito più volte la Corte, l'automatismo dell'attribuzione del cognome paterno non è costituzionale: viene meno infatti la parità tra uomo e donna", spiega la senatrice, "In questo momento i cittadini sono costretti a rivolgersi a un giudice".

Il primo tentativo di modificare questa legge risale al 1979 e nella scorsa legislatura erano in discussione sei proposte di legge in Commissione Giustizia e altre tre alla Camera. Viviamo ancora in società patriarcale, come ha scritto la Suprema Corte, o il Parlamento si è sempre dovuto occupare di cose più importanti? "Entrambe le cose. La Corte ha fatto un grande regalo alla società con questa sentenza. La legislatura attuale ha finalmente la possibilità di agire e di trovare convergenze trasversali", dice la parlamentare. Perché non inserire direttamente l'obbligo di apporre i cognomi di entrambi i genitori? "Ci abbiamo pensato", risponde Malpezzi, "ma abbiamo voluto tutelare la libertà di scelta delle famiglie". E chiude raccontando un'esperienza personale: "Io sono l'ultima Malpezzi, sono figlia unica. La mia tradizione s'interromperà e così il processo identificativo con la famiglia di origine"

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