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Pensioni di garanzia, Misiani: "Farle per fermare una bomba sociale, giovani a rischio povertà"

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Antonio Misiani, senatore del Partito democratico e membro della segreteria nazionale come responsabile dell’economia, delle finanze, delle imprese e delle infrastrutture, è ospite di “Parlamentari scatenati”, la rubrica di Libero dedicata ai disegni di legge e alle proposte di legge dei parlamentari. Misiani, intervistato da Costanza Cavalli, ha presentato un ddl sull’introduzione della pensione di garanzia, misura ideata per prevenire pensioni insufficienti nel futuro per chi ha iniziato a versare i contributi dal 1996. I lavoratori che sarebbero interessati da questa proposta sono coloro che andranno in pensione non più con il sistema retributivo (la pensione era calcolata sulla base dello stipendio percepito al momento dell’uscita dal lavoro e integrava i contributi fino a un livello minimo) ma con il sistema contributivo, introdotto dalla riforma Dini, che calcola la pensione in base ai contributi versati.

L’emergenza si legge nei dati: secondo il Rapporto 2023 della Corte dei conti sul coordinamento della finanza pubblica il 28 per cento dei giovani guadagna un salario lordo inferiore a 20mila euro annui. E stando a una ricerca del Consiglio nazionale giovani - Eures i lavoratori dipendenti Under 35 dovrebbero andare in pensione a 74 anni per maturare un assegno mensile da 1.099 euro netti.

Siamo seduti su una bomba sociale”, spiega il senatore, “tanti giovani hanno carriere previdenziali discontinue, campano con contratti precari e livelli contributivi molto bassi. Questo rischia di consegnarci a una generazione di pensionati poveri: dobbiamo affrontare questa emergenza per tempo”.

Il ddl prevede di reintrodurre un’integrazione al minimo portando le pensioni a 750 euro mensili con un meccanismo di incentivazione al versamento che premia di 15 euro per ogni anno in più rispetto ai vent’anni di contribuzione, fino a un massimo di 1.000 euro mensili. Come requisito di accesso alla pensione di garanzia il testo prevede che il beneficiario non goda di redditi superiori a due volte in minimo per 13 mensilità: sarebbero quindi esclusi coloro che hanno fatto una pensione integrativa privata, chi ha investito in strumenti finanziari, chi ha un reddito per immobili ereditati? “Sì, anche se la soglia non è bassa, parliamo di 14.600 euro lordi l’anno”, risponde Misiani, “Questa non è una proposta in contraddizione con le pensioni integrative. Anzi, dobbiamo incentivare il risparmio previdenziale dei giovani lavoratori”.

Due critiche vengono mosse a questa misura: tra Reddito di cittadinanza e pensione di garanzia, perché lavorare? E che sia un premio di consolazione: perché non spalmare i costi del contributivo su tutti i cittadini oggi invece che aspettare e penalizzare solo le prossime generazioni?  “Per questo dobbiamo approvare adesso la proposta. Per quanto riguarda il lavoro: abbiamo previsto un incentivo. Chi ha più anni di contributi avrà infatti pensioni più alte”.

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