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La riscoperta di Laura Grisi, l'artista che indagò i meccanismi della percezione umana

Nicoletta Orlandi Posti, in questa nuova puntata di ART’è, ci porta sulle alpi svizzere, a Susch, una piccola città della valle dell’Engandina collocata nell’antica rotta dei pellegrini verso Santiago de Compostela. Nel Museo - fondato e creato dall’imprenditrice e collezionista polacca Grażyna Kulczyk nell’area di un ex monastero e birrificio del XII secolo - è aperta una ampia retrospettiva dedicata a Laura Grisi, una delle più interessanti e importanti personalità dell’arte concettuale. Negli anni Sessanta e Settanta era famosissima sia in Italia che all’estero, poi è stata progressivamente dimenticata. Di lei ci racconta Marco Scotini, curatore della mostra che si intitola “The measuring of time”, come il film in 16mm in cui l’artista sola su una spiaggia è impegnata in un’impresa oltre il tempo, ovvero contare tutti i granelli dell’arenile. Laura Grisi nacque a Rodi, in Grecia, nel 1939, si formò a  Parigi e visse tra Roma e New York, ma trascorse lunghi periodi in Africa, Sud America e Polinesia. L’esperienza in Paesi stranieri segnò la sua pratica, portandola alla ricerca di un pensiero cosmico o una “scienza del concreto”.  Fece della fotografia il proprio linguaggio primario, ma poi passò a una pittura definita “variabile” con pannelli scorrevoli e tubi di neon. Si cimentò anche nelle installazioni ambientali dinamiche in cui riprodusse artificialmente fenomeni naturali come l’arcobaleno, la nebbia, il vento, la pioggia, la rifrazione. Approdò infine a una forma verbale descrittiva e al linguaggio matematico come strumento concettuale. Esplorò quindi i meccanismi della percezione e della conoscenza umana. Merito di Marco Scotini, del museo di Susch e del suo direttore Krizstof Kosciuczuk aver voluto mostrare di nuovo l’arte di Laura Grisi per farci scoprire la sua incredibile attualità. Da vedere assolutamente.

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