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Referendum, il sottosegretario Bressa dichiara guerra a Zaia: "Non si tratta, è secessione"

Dopo il referendum per l'autonomia si apre ufficialmente un caso Veneto. Il governatore Luca Zaia ha annunciato la richiesta di far diventare la propria regione "a statuto speciale", un modo forse per porre condizioni altissime al governo in una trattativa che si annuncia lunga e spigolosa. Il collega leghista Roberto Maroni per la Lombardia non farà lo stesso, salutando invece con favore le "aperture" del premier Gentiloni sulle competenze regionali, a cominciare dal fisco. Zaia è dunque di fatto solo nel fronte contro il sottosegretario agli Affari regionali Gianclaudio Bressa, il più duro nell'esecutivo contro le ambizioni indipendentiste dei trionfatori del referendum di domenica. Secondo Bressa, se la Lombardia è "responsabile" il Veneto è "oltranzista" e per questo "non ci sono margini di trattativa", come riferisce La Stampa. "La sentenza della Corte costituzionale che ha consentito il referendum già aveva bocciato l'ipotesi di trattenere in Veneto l'80 per cento delle risorse definendola un'alterazione stabile e profonda della finanza pubblica. E far diventare tutte e 23 le materie concorrenti di competenza regionale significherebbe stravolgere la Costituzione", spiega Bressa chiudendo la porta in faccia a Zaia e ai suoi sogni di "statuto autonomo". "Sarebbe una pre-secessione", è il ragionamento del sottosegretario. "L'atteggiamento di Zaia è pericoloso: se tutti facessero come lui non ci sarebbe più la Repubblica italiana. Zaia pensa di essere El Cid Campeador del Veneto, ma ci vuole serietà. Il Veneto ha un debito previdenziale di alcuni miliardi: per pagare le pensioni, è debitore rispetto alla finanza nazionale. Quando si passa dalla poesia alla prosa la gente comincia a dire vediamo un attimo...".

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