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Giuseppe Conte, la bomba di Paolo Becchi: "Decreto sicurezza, mossa sporca al Quirinale?"

Al rintocco del mezzodì ieri il presidente del Consiglio Conte è salito al Quirinale, a colloquio col capo dello Stato. Il motivo è il famoso Decreto sicurezza bis fortemente voluto dal leader della Lega Matteo Salvini, soprattutto in vista del voto del 26 maggio. Un voto che riguarda non solo il rinnovo del Parlamento europeo, ma anche l' elezione di ben quattromila sindaci e consigli comunali. Insomma, Salvini vuole presentarsi domenica agli elettori con un altro risultato raggiunto. D' altronde dopo gli ultimi sbarchi un nuovo intervento era necessario. Al di là di alcuni aspetti di criticità del decreto che meritano di essere migliorati dal Parlamento in sede di conversione in legge (si tratta infatti di un decreto-legge recante disposizioni urgenti in materia di ordine e sicurezza pubblica), ci chiediamo cosa ci sia andato a fare il presidente del Consiglio al Quirinale. Leggi anche: Il dubbio: Mattarella è sceso in campo contro Salvini? Forse si aspetta che Mattarella gli consenta di bloccarlo, di rinviarlo a dopo il voto, così Di Maio ha la scusa per fregare Salvini? Non a caso il consiglio dei ministri dell' altro giorno si è concluso con un rinvio sul punto. Ma Salvini ha subito migliorato il testo che doveva essere discusso nel consiglio dei ministri di ieri, togliendo la parte controversa, e nonostante questo il consiglio è saltato. Nel video (Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev) un intervento di Giuseppe Conte sul decreto sicurezza Chiariamo una cosa: il presidente della Repubblica in realtà non potrebbe fare proprio nulla. Non ha nessun potere di veto preventivo. Il nostro ordinamento costituzionale prevede che il capo dello Stato eserciti un potere di rinvio di una legge già approvata dal Parlamento, per chiederne alle Camere una nuova deliberazione (art. 74 Cost.). Nulla può il Quirinale in fase di produzione legislativa, essendo questa demandata esclusivamente alle due Camere (art. 70 Cost.) ovvero al governo nei casi espressamente indicati dall' art. 77 della Costituzione (su delega del Parlamento o nei casi di straordinaria necessità e urgenza come il decreto in questione). Il ruolo del capo dello Stato - secondo quanto previsto dalla Costituzione - è sostanzialmente quello di rappresentare l' unità nazionale e di inviare messaggi alle Camere (art. 87 Cost.), mentre nulla può nell' ambito della funzione e dell' iniziativa legislativa. Questa manfrina targata M5S ha il solo scopo di ottenere da Mattarella un altolà al decreto sicurezza bis di Salvini, con la speranza che la sua eventuale deliberazione slitti a dopo le elezioni. Bene farebbe Mattarella a rispondere picche a Conte, ricordandogli che il calendario dei lavori del consiglio dei ministri è prerogativa esclusiva del presidente del Consiglio e non del capo dello Stato. Insomma, la verità è che i 5Stelle non sanno più che pesci prendere per frenare l' ascesa di Salvini e della Lega. E tentano di ottenere un aiutino dal Colle. Non a caso pochi giorni fa Di Maio ha avuto modo di affermare che «siamo molto fortunati ad avere Mattarella come presidente della Repubblica», dimenticando che appena un anno fa lo voleva mettere in stato di accusa. Certo, una prassi consolidata ammette che il governo possa dialogare col Quirinale per valutare eventuali motivi di incostituzionalità di un decreto, cosa che di solito fanno i consulenti giuridici di Palazzo Chigi con quelli del Colle, in contatti riservati e informali. Ma addirittura recarsi al Quirinale con un decreto in mano è sinonimo di sottomissione della politica nei confronti di una figura che dovrebbe essere al di fuori della dialettica tra partiti. Le decisioni politiche e la produzione legislativa spettano al Parlamento e al governo, nei termini di cui sopra. E invece il presidente del Consiglio per favorire i 5 stelle cerca di utilizzare il presidente della Repubblica per una finalità politica volta a danneggiare la Lega. A questo punto l' irritazione di Giorgetti è comprensibile.

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