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Dialogo, varietà e grazia: tre Biennali per tornare dal vivo

Venezia, 24 giu. (askanews) - La Biennale di Venezia, pur senza la mostra di Architettura di questo strano 2020, torna e lo fa con i festival di Teatro, Musica e Danza, oltre che naturalmente con la mostra del Cinema. Il presidente Roberto Cicutto, in una conferenza stampa online, ha raccontato il momento della Biennale. "Il Cinema - ha detto - sarà l'apripista, seguito da Teatro, Musica e Danza, in una offerta che si presenta compatta, come l'immagine della Biennale che vogliamo dare nei prossimi anni".

Gli eventi, quindi, saranno uniti in un dialogo più largo tra le sei discipline della Biennale, che prenderà anche la forma di una mostra curata dai sei direttori nel Padiglione Centrale dei Giardini. Si torna quindi a parlare di eventi dal vivo, di pubblico reale. Anche se nei mesi scorsi a Venezia si è ragionato pure sulle ipotesi di una forte componente digitale.

"E' una formula che rifiutiamo, con assoluta consapevolezza - ha però spiegato Cicutto -. Non solo perché ci sono forme d'arte come teatro e danza, ossia lo spettacolo dal vivo, che non possono fare a meno del loro pubblico. Ma questo discorso vale anche per le opere degli artisti di tutto il mondo e le installazioni degli architetti".

Entrando più nel merito, per la Biennale Teatro è intervenuto il direttore Antonio Latella. "Lottiamo per il dialogo, da anni - ha spiegato da Berlino - con il pubblico, con i critici, con gli operatori, con gli spettatori, i macchinisti, i tecnici, i disegnatori del suono, scenografi, costumisti, attori, registi, drammaturghi, operatori. E' una grande comunità il teatro e dialoga, non chiacchiera".

Per la Musica, invece, era collegato il direttore Ivan Fedele. "La varietà - ha detto - non deve fare paura, la varietà è il motore dell'arte. Ascoltare, proporre, chiedere musiche differenti è fondamentale, è la nostra vita ed è la missione della Biennale".

Una missione che, in qualche modo, si sublima nella Biennale Danza, diretta da Marie Chouinard, che ha performato una sorta di racconto su cosa significa tornare a vivere uno spettacolo, fino ad arrivare a un climax narrativo ed emotivo assoluto.

"E quando arriverà la grazia - ha concluso Chouinard dopo avere citato, per esempio, Sarah Bernhardt e Vaslav Nijinsky - verrà a devastarci in tutta la crudeltà della sua bellezza".

Forse è questa l'immagine più forte e più pertinente con cui possiamo sperare di guardare alle prossime Biennali e, più in generale all'arte e alla nostra vita.

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