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"Alle mie spalle", segreti e cattive abitudini del giornalismo tv

Roma, 28 feb. (askanews) - La vita del giornalista tv raccontata da un professionista tra scoop, buchi e (cattive) abitudini di un mondo del giornalismo decisamente cambiato. È il libro "Alle mie spalle" (Vallecchi Firenze) dell'ex vice-direttore di Rainews24 Filippo Nanni, da poco tornato al Giornale Radio Rai dopo 20 anni di giornalismo tv, sempre in mezzo alle breaking news.

"Purtroppo è diventata un'abitudine, un tormentone, lo stesso effetto che fa la frase fatta, è la prima cosa che ti viene in mente, la cosa più facile e sembra che non si possa fare una diretta senza dire questo. Vedendolo da casa ti verrebbe spontaneo dire 'fai due passi, girati e facci vedere questa cosa che è alle tue spalle'", ha spiegato ad askanews l'autore "impermeabile" alle mode.

Tra un racconto rigorosamente sul campo e un aneddoto da dietro le quinte, alla presentazione del libro alla Luiss Guido Carli a Roma sono intervenuti il conduttore di DiMartedì Giovanni Floris, che di Nanni è stato stagista in tempi non sospetti, il direttore del Giornale Radio Rai Andrea Vianello e la conduttrice di Studio24 (RaiNews24) Giorgia Rombolà (moderatore Massimo Angelini, direttore external affairs, corporate communication and partnership della Luiss).

"Perché noi lavoriamo con le parole, siamo giornalisti, abbiamo una cultura che ci permette di fare un salto in avanti, scalare qualche gradino e usare l'italiano magari anche meglio di come lo usano alcuni politici, con i loro siparietti da 30 secondi, che non dicono niente e noi troppo spesso riprendiamo", ha aggiunto.

No ai luoghi comuni, all'omologazione o alle frasi fatte, che creano l'ossimoro del "giornalista pigro". Sì ad iniziative originali, approfondimenti e interviste non prevedibili, per "cronisti che non si accontentano mai", come recita la dedica del libro. E per essere ancora più chiari, l'autore stila una classifica sul livello di banalità di alcuni modi di fare giornalismo (e anche sui direttori della Rai).

"Deve esserci sempre il taccuino tra noi e l'intervistato, dobbiamo fare le domande. Una cosa importante che dovrebbe tornare a essere una regola è quella di fare le domande, di essere aggressivi nella sostanza ma non nella forma", ha ricordato.

"I social e tutto quello che è venuto negli ultimi decenni sicuramente aiuta perché fornisce comunque elementi in più. Anche i video che vengono mandati, ad esempio oggi dall'Ucraina, sono dei video che sono notizia a tutti gli effetti. Naturalmente è un problema in più per noi perché dobbiamo verificare più cose", ha concluso il giornalista e scrittore, che dal 1999 insegna all'Istituto per la formazione al giornalismo (Ifg) di Urbino.

Filippo Nanni è nato a Roma nel 1958. Laureato in Giurisprudenza, è giornalista professionista dal 1988. Ha lavorato vent'anni in televisione (2002-2022), è stato vicedirettore di Rainews24 fino a gennaio 2022 per poi tornare come vicedirettore al Giornale Radio Rai. Ha seguito da inviato grandi avvenimenti in Italia e all'estero. Processi (Pacciani, Chiatti, Stevanin), inchieste (mafia, brigate rosse, sequestri), disastri naturali (terremoti, eruzione dell'Etna), il G8 di Genova, missioni militari, grandi manifestazioni sportive: 6 Giri d'Italia, 3 Tour de France, Classiche del Nord, Mondiali di ciclismo, Mondiali di calcio in Corea e Giappone (2002), Mondiali di calcio in Germania (2006), Olimpiadi invernali di Torino (2006). In Rai dal 1991, ha lavorato al Giornale Radio, al TG3 (Caporedattore Cronaca), a Rai3 (autore di programmi tra i quali Ballarò). Per i servizi radiofonici realizzati durante il processo Pacciani ha vinto il Premio Cronista 1995 organizzato dall'UNCI (Unione Nazionale Cronisti Italiani). Dal 1999 insegna alla Scuola di giornalismo di Urbino (IFG). Ha scritto: "L'alba di Bugno", "A cinque secondi dal via", "Sopravvivere al G8", "Il salvarticolo", "Fatti chiari", "Il mostro in frantumi".

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