Salone Csr, nasce il Camp per favorire un dialogo "senza filtri"
Milano, 9 ott. (askanews) - Favorire un confronto diretto, senza filtri nè etichette, sulle principali sfide legate alla sostenibilità. E' con questo ambizioso obiettivo che nasce il Salone Camp, iniziativa promossa in collaborazione con Ashoka, The Good Social e Intesa Sanpaolo come Activity Partner nell'ambito della 12esima edizione del Salone della Csr e dell'innovazione sociale.
"La grande novità di quest'anno è proprio il Salone Camp che nasce da una suggestione, se vogliamo anche un po' critica, emersa da qualcuno nell'11esima edizione: chiedeva di dedicare maggiore spazio al confronto più libero tra i vari attori sociali - spiega ad askanews Rossella Sobrero, del Comitato promotore del Salone della Csr - . Uno scambio di ruoli, in qualche modo, e di riflessioni che potessero portare senza filtri a delle soluzioni ipotetiche - perchè poi le soluzioni non sono mai definitive - per andare verso uno sviluppo sempre più sostenibile. Durante il Salone Camp si è cercato appunto di capire come cambiare - perchè è un cambiamento culturale - anche il nostro modo di vivere, lavorare e anche di confrontarci con gli altri".
Così, per la prima volta in anticipo sull'apertura ufficiale del Salone, il Camp ha visto oltre 200 partecipanti riuniti all'università Bocconi per 8 workshop dedicati soprattutto ai più giovani.
"C'è bisogno di una sostenibilità senza filtri. Il Salone Camp ha avuto appunto l'obiettivo di portare le persone e le opinioni delle persone senza etichetta: far emergere la personalità della persona - ci racconta Marta Etrelli, Cofondatrice di Good Social -. Si parla tanto di responsabilità delle aziende, parlando di sostenibilità. Ovviamente le aziende hanno una responsabilità delle azioni che fanno, ma nello stesso tempo anche noi come cittadini abbiamo una responsabilità. Quindi cercare di parlarsi, mettere insieme le visioni, dei cittadini, delle aziende e delle organizzazioni della società civile, sta alla base della concretezza: far sì che ci siano azioni concrete che portino a un risultato. L'obiettivo è proprio quello di creare qualcosa di condiviso, che venga dalle aziende, quindi dal settore privato, dall'organizzazione della società civile ma poi anche dai giovani stessi".
Una due giorni ideata proprio per facilitare il dialogo tra giovani, imprese e terzo settore all'interno di un network che mira ad accrescere il partrimonio creativo e relazionale sulle tematiche più rilevanti della sostenibilità sociale, economica e ambientale. "Il segreto è sicuramente fare rete - sottoinea ancora la cofondatrice di The Good Social -. Nel senso che come dicevo c'è bisogno di un dialogo aperto e attivo: farsi ascoltare ma nello stesso tempo essere in grado di ascoltare gli altri. Secondo me la rete, i momenti di confronto, è proprio dove si creano le idee che possono portare effettivamente a un cambiamento".