Anthony McCall a Bilbao, frazioni di secondo che creano arte
Bilbao 16 ott. (askanews) - La luce, le ombre, un'idea cinematica delle immagini in movimento che crea qualcosa di altro, di effimero e a volte perfetto. Stare nello spazio della mostra "Split Second" dell'artista britannico ora basato a New York Anthony McCall, ospitata nella galleria dedicata ai video del Museo Guggenheim di Bilbao, è un'esperienza che attraversa lo spazio e il tempo, che ragiona sulla nostra relazione con le proiezioni, ma anche, più semplicemente, con il mistero, con lo sconosciuto, dentro il quale possiamo fisicamente entrare. Perché nei fasci di luce i visitatori entrano, diventano sagome scultoree per una frazione di secondo, e lasciano una traccia dei loro corpi sugli schermi, che altri spettatori stanno osservando in quel momento.
Riflessione sull'idea e sulle possibilità di quella che una volta chiamavamo videoarte, la mostra di McCall può essere anche vissuta come un viaggio ai confini di noi stessi, oppure come una ricerca spirituale effimera, una tensione verso quella fonte di luce, sulle tracce di qualche possibile verità, che però si conclude in uno specchio, dove possiamo vedere noi stessi, forse pensando che anche ai confini dell'universo - le suggestioni fantascientifiche sono forti - le risposte le dobbiamo comunque cercare dentro di noi.
Geometrie e illuminazione, buio e corpi, perdita e liberazione. Si possono sentire tutte queste cose nella mostra, così come si può anche decidere che sono solo giochi di luce e va bene comunque. L'arte contemporanea, quando funziona, è una palestra di possibilità, anche contraddittorie tra loro, ed è la sua forza. Che le interpretazione qualunquistiche o banalizzanti non riescono a cogliere mai fino in fondo, e questo genera quella sensazione di libertà profonda che, almeno finché si sta "dentro" l'opera, è alla base, come forse direbbe l'ex presidente della Biennale di Venezia Paolo Baratta, del desidero di esperienze artistiche. (Leonardo Merlini)