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Manovra, la foto simbolo del ribaltone nel governo: retroscena, che cosa rischiano ora Di Maio e Salvini

L'immagine nitida che è emersa al Senato, quando il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha presentato il maxi-emendamento alla manovra economica, è di un vero cambiamento, proprio nel governo che del cambiamento voleva fare la sua cifra stilista. Ai due fianchi del premier non c'erano, come da tradizione e prassi, i due vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini. I due erano "assenti giustificati", si sarebbe poi giustificato il premier, dietro quindi non ci sarebbe nessun simbolismo politico. Eppure accanto a Conte c'erano due ministri chiave, cioè Giovanni Tria ed Enzo Moavero. Il capo del dicastero dell'Economia e quello degli Esteri non sono due ministri qualunque. Se la trattativa con Bruxelles è riuscita a far digerire la manovra, buona parte del merito sarebbe da attribuire proprio alla capacità dei due di sostenere il presidente del consiglio nei momenti più delicati, come quando i due vicepremier abbaiavano contro la Commissione europea sperando di spaventarla. Che ci sia un conflitto in fase di nascita dentro il governo, come riporta un retroscena del Corriere della sera, è ormai un fatto acclarato. Si manifesterà nei primi mesi del 2019, quando gli alleati grillini e leghisti dovranno entrare nel merito di reddito di cittadinanza e quota 100, oltre che nel dettaglio delle autonomie regionali. I nodi verranno al pettine e non è detto che Mattarella non invochi ancora una volta l'intervento del trio Conte, Moavero, Tria.

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