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Bad Blood, ci mancavano pure i Soprano's canadesi...

Nuova serie su Netflix

Francesco Specchia
Francesco Specchia

Francesco Specchia, fiorentino di nascita, veronese d'adozione, ha una laurea in legge, una specializzazione in comunicazioni di massa e una antropologia criminale (ma non gli sono servite a nulla); a Libero si occupa prevalentemente di politica, tv e mass media. Si vanta di aver lavorato, tra gli altri, per Indro Montanelli alla Voce e per Albino Longhi all'Arena di Verona. Collabora con il TgCom e Radio Monte Carlo, ha scritto e condotto programmi televisivi, tra cui i talk show politici "Iceberg", "Alias" con Franco Debenedetti e "Versus", primo esperimento di talk show interattivo con i social network. Vive una perenne e macerante schizofrenia: ha lavorato per la satira e scritto vari saggi tra cui "Diario inedito del Grande Fratello" (Gremese) e "Gli Inaffondabili" (Marsilio), "Giulio Andreotti-Parola di Giulio" (Aliberti), ed è direttore della collana Mediamursia. Tifa Fiorentina, e non è mai riuscito ad entrare in una lobby, che fosse una...

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la Nuova vecchia  mafia canadese Foto: la Nuova vecchia mafia canadese
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Ci mancava solo la Mafia siciliana in Canada. Roba messa lì a rallegrare la già tetra immagine dell'Italia rappresentata -da Gomorra in giù- con un mitra a forma di mandolino, fumante dentro un piatto di spaghetti (come in una livida e notissima copertina di Der Spiegel). Io non sono contrario per principio ai film sulla Piovra, solo ne subisco, con gli anni, l'inevitabile, affabulante, stratificazione narrativa: padrini, madrine, capi dei capi, mafie che uccidono solo d'estate, Coppale e Scrorsese uff.. Per esempio, ora c'è questa serieBad Blood -tratta dal romanzo Business or Blood: Mafia Boss Vito Rizzuto's Last War di Antonio Nicastro e Peter Edwards, su Netflix. Non è malaccio, la serie. Ma si tratta di una variazione geografica: qui the Mob, la mafia americana, si trasferisce a Montreal nella figura del boss realmente esistito Vito Rizzuto. Il quale è un capo- mandamento iconico e gonfio di stereotipi: ha moglie e figli con i quali organizza spettacolari feste di compleanno in nome di un'imprescindibile unità famigliare; ha pure due amanti di cui la più vecchia gelosa della più giovane; ha un immenso potere di controllo su polizia, giudici e stampa cittadina. Almeno finché una gang avversaria non lo incastra per l'unico delitto che, da giovane, non ha commesso. In mezzo alla sua cattura, con conseguente ammazzamento dotato di brutale tecnica di base in stile Padrino e del figlio che ha studiato all'università, scorrono le vicende del fido luogotenente, l'irlandese Declan, uno che spezza le dita, storpia col sorriso a mezz'asta, fa saltare le cervella dei potenziali nemici con la cruenta irrequietezza di un addetto al macello che fredda i capretti alla vigilia di Pasqua. Bad Blood è una specie di Sopranos canadese, ma con un boss molto meno macerato, anche dalla galera. Epperò ti pare di averlo, appunto, già visto. E, in effetti, i volti dei protagonisti li hai già visti: Anthony La Paglia, Paul Sorvino, Tony Nappo, i protagonisti -quasi tutti morti ammazzati entro le prime 15 puntate- sono mafiosi cinematografici in servizio permanente effettivo. Qua, però, non quadra il contesto. Il Canada dà quest'idea di perfettinismo svizzero che mal s'adatta ad un ambiente sanguinario della Piovra; è un po' come ambientare il Riccardo III a Zagarolo. E' una serie volatile: si fa guardare, ma il giorno dopo te la sei già dimenticata…  

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