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L'unico errore di Trump con Comey?Non averlo mandato via subito

Glauco Maggi
Glauco Maggi

Giornalista a NYC per Libero, autore di Figli&Soldi (2008), Obama Dimezzato (2011), Guadagnare con la crisi (2013), Trump Uno di Noi (2016). Politica ed economia. Autori preferiti: Hayek, M.Friedman, T.Sowell

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“Non e' la funzione del direttore dell'FBI di fare un simile annuncio”, ha scritto Rod Rosenstein, vice ministro della Giustizia, nel memo che ha troncato la carriera di James Comey. L' “annuncio” si riferisce alla ormai famosa conferenza stampa del 6 luglio 2016 in cui Comey aveva accusato Hillary di “grossolana negligenza” nel gestire le email governative con il server personale non autorizzato, salvo assolverla da ogni incriminazione. “Il direttore dell'FBI Comey ora difende la sua decisione affermando che lui credeva che l'allora Attorney General Loretta Lynch avesse un conflitto di interesse (in riferimento al meeting ‘casuale' con Bill Clinton nel suo aereo privato NDR), ma al direttore dell'FBI non e' mai stato conferito il potere di sostituirsi a un procuratore federale e di assumere il comando del Dipartimento della Giustizia”. Il giudizio e' spietato, e non finisce qui. Comey “espose la sua versione dei fatti come fosse un'arringa conclusiva, ma senza un processo”, ha scritto Rosenstein. “E' un esempio da libro di scuola su che cosa i procuratori federali e gli agenti sono istruiti a NON fare”. Poi, 11 giorni prima del voto, Comey annuncio' di aver riaperto l'inchiesta su Hillary, facendo in questo caso inviperire i DEM. Quando, a due giorni dai seggi, disse di averla richiusa, tocco' al GOP sentirsi preso in giro per la seconda volta. In complesso, quindi, quello di Comey e' stato un comportamento erratico, che aveva il solo scopo, cinico e impropriamente politico, di vantare per se stesso una auto-attribuita “indipendenza di giudizio” che ha finito per distruggere la sua stessa credibilita', scontentando tutti. Nel memo, Rosenstein afferma di “essere d'accordo con le opinioni sostanzialmente unanimi degli ex ufficiali del Dipartimento”, secondi i quali “il modo in cui il Direttore ha concluso le indagine sulle email e' stato sbagliato”. “Sono turbato dai tempi e dalle motivazioni del licenziamento di Comey”, ha pero' commentato Richard M. Burr, repubblicano, chairman del Comitato senatoriale dell'Intelligence. Il New York Times e il WSJ hanno riportato ieri mattina, sui loro siti online, che pochi giorni fa Comey avrebbe richiesto al Dipartimento di Giustizia ulteriori risorse per allargare l'inchiesta “russa”. Dal ministero stesso e' arrivata pero' una secca smentita: “E' 100% falso che il direttore abbia fatto una simile richiesta nei giorni prima del licenziamento”. La Casa Bianca di Trump, confermando il direttore dell'FBI in gennaio quando invece andava licenziato, sta pagando un ovvio e pesante prezzo politico che poteva risparmiarsi. Un serio riscatto nella credibilita', per l'FBI e per lo stesso Trump, potra' venire solo dalla scelta di un successore eccellente, al di sopra di ogni insinuazione. di Glauco Maggi

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