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Monti blinda l'aumento dell'Ivacon la benedizione del Fmi

Il premier chiede al Fondo una "valutazione tecnica" sulla riforma fiscale: così nessuno potrà più criticare l'ennesimo balzello

Andrea Tempestini
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  Il governo italiano ha chiesto al Fondo monetario internazionale una valutazione tecnica sulle proposte di riforma contenute nella legge delega fiscale. Una nota scritta dal Tesoro indica come una missione tecnica del Dipartimento affari fiscali del Fmi "inizierà i lavori il 12 luglio per terminario il 27 luglio, e analizzerà alcuni temi specifici di politica tributaria. Un rapporto sarà consegnato al governo italiano in agosto". Un trucchetto, quello utilizzato dal prof, per blindare l'aumento dell'Iva previsto nel 2013, che verrà certificato nella legge delega fiscale. Una volta ottenuto l'ok del Fmi, l'aumento dell'imposta sul valore aggiunto sarà blindata: nessuno, almeno nelle intenzioni del Presidente del Consiglio, potrà chiedere di eliminare un balzello ritenuto necessario anche dai massimi vertici europei. Ma con la mossa, il professore, di fatto cede sovranità al Fondo. L'Italia insomma si muove su scenari greci, e pur di non incontrare ostacoli, Monti è pronto ad "autocommissariarsi", offrendo la possibilità di veto al Fmi. I contenuti - La legge delega sulla riforma fiscale non è solo Iva, ma andrà ad agire sull'Irpef, accantonando le tre aliquote prospettata del governo Berlusconi. Vi sono poi principi per la redistribuzione dei redditi provenienti dalla lotta all'evasione fiscale. Verrà poi istituita una commissione indipendente per quantificare i risultati della lotta all'evasione fiscale, in modo da avere un valore chiaro ed univoco del contante da poter girare sulla diminuzione delle tasse. La riforma, infine, prevede anche ilt aglio di alcune agevolazioni. Non dovrebbero essere toccate le agevolazioni relative ai principi costituzionali, la ricerca e lo sviluppo, la tutela ambientale ed altre che al massimo potranno essere ritoccate. Infine si dovrebbe andare ad incidere sulle agevolazioni obsolete, rivolte a pochi beneficiari e di minimo importo. La pressione fiscale - Per tutta questa serie di misure, il premier chiede l'ok, la certificazione dell'Europa. Per appagare la sua smania europeista, Monti potrebbe però chiedere al Fmi un parere, una certificazione sulla pressione fiscale. Se ai tempi del varo della riforma delle pensioni il premier giustificò il massacro spiegando che così l'Italia si sarebbe allineata agli standard continentali, non ha mai cercato di fare altrettanto sul fronte della pressione fiscale, che era già a livelli record ai tempi del suo insediamento e che il Prof ha fatto schizzare verso l'alto. Per intendersi, l'Italia nel 2012 è al quinto posto mondiale per quel che riguarda la pressione fiscale (nel 2007 era settima): peggio di noi (al 45,2%), solo Danimarca on 47,4%, poi Francia 46,3%, Svezia 45,8% e Belgio 45,8 per cento. Peccato però che togliendo dal Pil la quota di sommerso, la pressione fiscale effettiva (quella reale e percepita), nel 2012, sui contribuenti in regola sia arrivata al 55 per cento. Un quadro che si aggraverà ulteriormente con l'aumento dell'Iva.  

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