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Come agganciare il bonus Irpef se Renzi vi ha escluso

Ignazio Stagno
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Ricordate lo slogan: “Mille euro per 10 milioni di lavoratori”? La promessa di dare a questa platea di lavoratori dipendenti una «quattordicesima», scandita dal presidente del Consiglio Matteo Renzi, dovrebbe, dal 2015, diventare “strutturale”. Vale a dire che il taglio delle tasse in busta paga - dopo questa prima fase sperimentale e un po' confusa che inizierà a maggio (?) - dovrebbe restare in vigore e non essere solo un provvedimento estemporaneo in stretta e maliziosa connessione con le prossime elezioni europee. Peccato che con i limiti fissati dal governo (circa 25mila euro di reddito) ne resterebbero fuori milioni di lavoratori (circa 3 milioni secondo i dati del Mef), ovvero tutti coloro che guadagnano dai 25.000 ai 35mila euro lordi l'anno (meno di 2.000 euro netti al mese). Insomma, non proprio dei ricconi ma il vero ceto medio. Spulciando i dati fiscali delle dichiarazioni 2012 è saltata fuori una maggiore attenzione dei contribuenti alle spese deducibili e detraibili. È evidente che questa maggiore parsimonia nei rapporti con il fisco proseguirà anche quest'anno e avvicinandosi la dichiarazione dei redditi 2014 (redditi 2013), in moltissimi ora si fanno consegnare lo scontrino con il codice fiscale in farmacia, mettono da parte i contributi pagati per la badante e la colf, si conservano le ricevute per i versamenti periodici delle polizze sanitarie e della previdenza integrativa. E quelli delle donazioni. E potrebbero - sempre che la normativa fiscale non cambi in corso d'anno e quindi scompaiano le detrazioni per i familiari a carico in cambio del ventilato bonus Renzi - anche intercettare il bonus promesso dal governo attrezzandosi per tempo, ovvero scegliendo di compiere alcune spese deducibili che magicamente abbattono il reddito e quindi portano in dote il bonus promesso dal governo. Libero ha chiesto agli esperti della Fondazione studi Consulenti del Lavoro, di ipotizzare tre casi per soggetti fiscali che rientrano nell'area dei potenziali beneficiari. Vale a dire in quella fascia di reddito (25/35mila euro lordi), oggi sostanzialmente esclusa dal bonus ma che potrebbe agevolmente rientrarci. Come? Spendendo - o magari solo ricordandosi di portare in dichiarazione - alcune spese deducibili. Come una polizza sanitaria, un piano di previdenza integrativa o soltanto rammentandosi di portare dal commercialista o ai consulenti del lavoro, le spese mediche e assistenziali sostenute per accudire l'anziano genitore. Sempre che si faccia in tempo a passare dagli annunci all'implementazione (tecnica e normativa) delle promesse: «Abbiamo formulato delle ipotesi alla luce delle indiscrezioni attuali», spiega Rosario de Luca, presidente della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, «anche se pare che cambino tutti i parametri. Si parlava di redditi fino a 25mila, ora si dice di quelli fino a 20mila; si parlava di una parte degli incapienti, ora invece pare siano tutti esclusi; la partenza era prevista per maggio, ma se non arriva il decreto immediatamente slitterà ai mesi successivi. Diciamo che al momento non ci sono certezze», taglia corto De Luca. Per paradosso anche chi guadagna più di 30mila euro lordi l'anno, potrebbe con la dichiarazione dei redditi 2015 (redditi 2014), abbattere il reddito di oltre 5mila euro (per la precisione fino a 5.164,57 euro), e quindi rientrare nella fascia dei lavoratori che hanno diritto al bonus, che nominalmente vale mille euro (84 euro al mese per 12 mensilità). Certo lo incasserebbe nel luglio 2015 (dal sostituto d'imposta). Serve un po' di pazienza. Però, visto che gli italiani si sono dimostrati sempre più attenti ad economizzare, perché non attrezzarsi per tempo? Resterebbe il mancato incasso per le casse dell'Erario. Se 3 milioni di contribuenti (la platea oggi esclusa) dovesse ricorrere a spese deducibili il governo complessivamente dovrebbe rinunciare a circa 3 miliardi di gettito fiscale. di Antonio Castro

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