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Lavoro, quale impiego avrà un futuro

Andrea Tempestini
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Quale lavoro ha ancora un futuro? Chi, invece, è destinato a restare senza occupazione? Una risposta ha provato a darla Panorama, che dedica ampio spazio a uno studio di Roland Berger, società di consulenza tedesca e tra le più importanti al mondo. Ci si chiede, nel mondo delle innovazioni quali web e intelligenza artificiale, quali professioni rischiano di essere spazzate via dalle nuove tecnologie. Ad oltre 600 professioni diverse e diffuse in Europa, dunque, è stata assegnata una percentuale: più alto è il numero, maggiore è l'impatto negativo che la tecnologia avrà sulla professione stessa, rischiando di cancellarla. I verdetti in breve - In sintesi, si scopre che se la passano male i consulenti fiscali, gli agenti di trasporto merci, i tecnici in scienze agrarie, ma anche i croupier, i riparatori di biciclette e gli archivisti: nei prossimi decenni è possibile che queste figure spariscano. Al contrario il futuro è più mite per i direttori delle risorse umane, i dentisti, gli ingegneri meccanici e gli piscoterapeuti. In generale avranno un futuro migliore i mestieri legati al tempo libero e alla cura delle persone, le attività impiegatizie superiori; al contrario sono più in pericolo i lavori impiegatizi intermedi, i contabili, i mestieri legati ai trasporti, alla meccanica e al mondo delle costruzioni, che verranno messi in difficoltà da strutture modulari e standardizzate. Nel dettaglio - Il cambiamento, inoltre, sarà meno brusco per i servizi sociali, per le professioni sanitarie superiori, per l'istruzione e per i programmatori. Maggiori difficoltà invece per chi svolge funzioni amministrative e contabili e per chi lavora nei settori della trasformazione alimentare o nell'agricoltura (settori che soffriranno di più per l'avvento delle nuove tecnologie). Tra le sorprese, la probabile scomparsa della manicure, che verrà sostituita da una macchina (mentre invece dovrebbero tenere i mestieri legati allo spettacolo, come costumista e coreografo). Le categorie - Spulciando tra le percentuali, il 100% di chi ha un impiego nei servizi sociali corre un basso rischio, percentuale che si riduce all'89% tra chi svolge professioni sanitarie superiori e all'86% tra i programmatori, le tre categorie sulle quali l'impatto delle nuove tecnologie sarà minore. Salva anche l'istruzione (rischio basso nell'85% dei casi) e salvo anche chi è un top manager o dirigente e chi ha una professione artistico-sportiva (rispettivamente, si "salverà" l'83% e l'82% delle categorie). Per convesso, chi rischia più di tutti è chi lavora nell'industria della trasformazione: nel 68% dei casi corre un rischio alto di perdere il lavoro. Chi lavora nelle costruzioni corre un rischio alto nel 52% dei casi, chi nell'agricoltura nel 60% e chi invece ha funzioni amministrative e contabili rischia nel 76% dei casi. Caso per caso - Passando nello specifico delle professioni, si segnalano i "poveri" agricoltori, che nel 95% dei casi rischiano di diventare obsoleti; messi male anche i fattorini (98%), gli operatori radio (98%) gli uscieri (96%), i direttori di sala (97%), i riparatori di orologi (99%), i croupier (96%) e i tecnici nucleari (85%). I lavori che invece non diventeranno affatto obsoleti sono il chirurgo, i responsabili antincendi, i coreografi, gli stilisti, i dentisti e gli psicoterapeuti (il rischio è stimato allo 0%). Bassissimo rischio anche per gli animatori, i formatori, i microbiologi e gli insegnanti, che rischiano di diventare obsoleti solo nell'1% dei casi.

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