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Tfr in busta paga: ecco quanto si perde con le tasse imposte dal governo

Andrea Tempestini
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Non c'è solo l'illogicità di fondo nelle norme sul Tfr in busta paga inserite nonostante molte contrarietà in legge di stabilità. C'è anche una scarsissima convenienza per i lavoratori nell'aderire al progetto. L'ha bene evidenziata la Fondazione studi dei consulenti del lavoro nella tabella che pubblichiamo in questa pagina: chiunque guadagni più di 15 mila euro lordi annui se aderisce al progetto di Matteo Renzi e si farà mettere il Tfr nella retribuzione mensile, perderà soldi regalandoli allo Stato. Quanto perdi con il Tfr in busta paga Le cifre: scarica e consulta la tabella della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro Perché il trattamento di fine rapporto sarà tassato in modo ordinario con le aliquote Irpef e non in modo agevolato e ridotto come avveniva fino ad oggi grazie alla tassazione separata. Sopra i 15 mila euro si regalano allo stato 50 euro all'anno ogni anno, sopra i 33 mila euro si regalano oltre 300 euro e così via fino a a un massimo di 569,17 euro di regalo fiscale a Renzi che si farebbe percependo più di 95 mila euro lordi annui. Una consistente fascia di lavoratori dipendenti ha peraltro un rischio assai maggiore: intorno alla fascia dei 28-30 mila euro lordi perderebbe del tutto la sua quiota di bonus da 80 euro percepita grazie alla legge in vigore nel 2014 che sarà prorogata - sia pure sotto altre forme- anche nel 2015. Il danno quindi potrebbe essere superiore ai 500 euro annui. Quella fascia perderebbe del tutto il bonus, ma anche le fasce più vicine ai 25 mila euro lordi annui chiedendo il Tfr in busta paga si vedrebbero ridurre per eccesso di reddito una quota anche consistente di quegli 80 euro che a seconda dei casi potrebbero scendere a 60, 40 o 20 euro. Al di là delle singole convenienze, il Tfr in busta paga che sulla carta è semplice possibilità di scelta data ai lavoratori, si accompagna a un aumento sensibile della tassazione sui fondi pensione (che nella loro base patrimoniale grazie a una norma inserita in legge di stabilità si portano pure un aumento fiscale indiretto sulla tassazione degli interessi di titoli di Stato e obbligazioni pubbliche) che in una parte consistente dei casi rischia di rendere neutrale la perdita di reddito sopra spiegata. Il governo ha varato insomma una norma sul Tfr che si potrebbe chiamare: «padella o brace», perché per molti lavoratori l'alternativa è proprio quella di finire nell'una o nell'altra. Per ampie fasce di reddito il solo vincitore della grande idea di Renzi sul trattamento di fine rapporto sarà lo Stato che incrementerà le entrate fiscali da quella voce, tassando una volta di più il risparmio degli italiani. È la seconda volta che Renzi segue questa strada in pochi mesi, come se la tassazione del risparmio fosse indifferente per i conti pubblici di un paese. Se l'Italia fino ad oggi non è fallita pur essendo in situazione di finanza pubblica non così lontana da quella della Grecia, è proprio perché gli italiani hanno imparato in questi anni a risparmiare e investire. Oggi è solo quella ricchezza privata che fa stare in piedi un'Italia con un debito pubblico spaventoso causato dai suoi politici, e con un patrimonio pubblico in gran parte invendibile e per il resto assai depauperato. Portare le aliquote sulle rendite finanziarie dal 20 al 26% come fece Renzi ad aprile e ora punire fiscalmente anche chi aveva aderito alla richiesta di risparmiare con la previdenza integrativa è semplicemente come bucare con un chiodo il salvagente che tiene ancora a galla l'Italia. Prima ancora che ingiusto è soprattutto stupido. di Franco Bechis @FrancoBechis

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