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Assicurazioni e polizze vita dormienti, italiani fregati: le mani dello Stato su 145 miliardi di euro

Giulio Bucchi
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Un tesoro da 145 miliardi di euro, all'insaputa degli italiani. Dovrebbero andare a loro, e invece finiranno nelle tasche dello Stato, che solo in un secondo momento ne verserà una parte ai legittimi proprietari. È la beffa delle polizze vita dormienti, quelle cioè scadute negli ultimi cinque anni e non ancora pagate dalle compagnie ai beneficiari, siano essi i titolari o i loro eredi. Dopo 10 anni dal mancato reclamo, quelle polizze finiscono nel conto speciale dello Stato gestito dalla Consap, insieme a conti, libretti di risparmio e depositi postali non movimentati per un decennio. Si procederà poi alle pratiche di rimborso, ma solo parziale: il 60% del capitale. Il restante 40% resta allo Stato. È Repubblica a fare i conti in tasca alle assicurazioni, in base a un'indagine Ivass, sottolineando lo scarso livello di controllo delle compagnie assicurative e la non consapevolezza di figli e parenti di chi ha sottoscritto la polizza e nel frattempo è deceduto. Secondo l'indagine, su 52 società assicurative solo 3 possono mettere in campo "procedure strutturate" per risalire a chi ha diritto a riscuotere il premio, mentre ben 14 non sanno in alcun modo se l'assicurato è vivo o moto. Tra l'altro, il 75% dei contratti ha una formulazione troppo generica, indicando beneficiari vaghi come "eredi", "figli", "genitori". Questo significa che se nel frattempo il sottoscrivente è passato a miglior vita, l'agenzia dovrebbe fare ricerche in autonomia per scoprire il trapasso e a chi versare il denaro. Utopia o quasi.  I clienti come possono tutelarsi? Gli strumenti, prosegue Repubblica, sono scarsi. Sicuramente chiamando il numero di telefono istituito dall'Ania, l'associazione delle compagnie assicurative, per verificare l'eventuale esistenza di una polizza a carico di un congiunto deceduto.

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