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Mps, guerra sulla ricapitalizzazione tra Profumo e fondazione: rinviata l'assemblea

La Banca vuole l'aumento a gennaio, Rocca Salimbeni a giugno: soci spaccati e assenti, slitta tutto a sabato mattina

Giulio Bucchi
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Niente quorum. A Siena Alessandro Profumo, presidente di Banca Mps, non ha potuto fare altro che registrare la presenza di 964 votanti per il 49,3% del capitale sociale. Nessuna maggioranza, dunque, e l'assemblea slitta a domattina, sabato 28 dicembre, in seconda convocazione. Il mancato quorum potrebbe essere un altro modo per  leggere  il braccio di ferro tra Profumo e la numero uno della Fondazione Antonella Mansi. L'oggetto di frizione è palese: la ricapitalizzazione di Mps da 3 miliardi di euro. I manager della Banca propongono di effettuare l'aumento a gennaio, Rocca Salimbeni chiede uno slittamento a giugno e, in virtù del suo 33,5%, ha il potere di veto sulla delibera avanzata dal consiglio di amministrazione. Profumo si è ampiamente esposto. Tanto che non si escludono nemmeno le sue dimissioni in caso di forte bocciatura. Il presidente ha inviato una inusuale lettera aperta agli azionisti, invitandoli a partecipare all'assemblea. Nella missiva pubblicata sul sito della Banca, Profumo afferma che l'assemblea può, tra l'altro, porre le fondamenta per dare attuazione al piano industriale e "partecipare a questo importante momento della vita sociale rappresenta quindi la possibilità di essere parte attiva del cambiamento in atto nella banca più antica del mondo". Alla vigilia di Natale Profumo ha inoltre parlato di "gravi rischi cui la banca sarebbe esposta nel caso in cui l'aumento di capitale fosse posticipato come auspicato dalla fondazione". Sul fronte opposto ipotesi di salvataggio alternative all'immediato aumento di capitale avrebbero coinvolto il sistema Fondazioni e l'Acri. Domattina, salvo ulteriori colpi di scena, la sentenza.  di Claudio Antonelli

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