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Con questi Nobel mancati il governo si auto-rottamerà

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Maurizio Belpietro
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A volte mi domando perché non abbiano ancora dato il premio Nobel per l'economia a Marianna Madia. La brillante ministra della Pubblica amministrazione è chiaramente un fenomeno, quel che si dice un cervellone. Non solo è tra le più giovani ministre della storia repubblicana, non solo si è appena lasciata alle spalle la responsabilità del settore lavoro del partito italiano che alle ultime elezioni ha ottenuto il maggior numero di seggi, ma poco più che ventenne è stata eletta parlamentare come capolista del Partito democratico nel Lazio. Da un'enfant prodige di più non ci si sarebbe potuto attendere. Ma Marianna Madia ha deciso di superarsi. Così, tra una gravidanza e l'altra (come ci informa il Corriere, partorirà fra una decina di giorni) il ministro ha deciso di elaborare un nuova teoria economica, che chiameremo della piena pensione e della piena occupazione. L'ideona - che ribadiamo andrebbe riconosciuta a livello internazionale - l'ha illustrata la stessa Madia durante un'intervista al suddetto giornale. Di che si tratta? Semplicemente della scoperta non dell'America ma dell'uovo di Colombo. In pratica si tratterebbe di svecchiare la pubblica amministrazione mandando a casa un certo numero di funzionari. Occhio, non si tratta di licenziamenti: non sia mai che gli statali vengano trattati come i dipendenti dell'industria privata quando questa va in crisi. No, in sostanza si ricorrerebbe a uno sconto di un anno o due sul regime di fine lavoro imposto da Elsa Fornero a tutti i comuni mortali. Invece di andare a riposo a 65 anni, gli addetti ai ministeri potrebbero ritirarsi a 63-64, forse addirittura 62. Il vantaggio per lo Stato consisterebbe a questo punto in un intelligentissimo gioco di sostituzioni che sintetizzeremo in ”Paghi tre e prendi uno”. Ogni tre statali spediti in quiescenza ci sarebbe infatti l'assunzione di un giovane al minimo di stipendio (mentre i prepensionati se ne andrebbero con il massimo). In tal modo si prenderebbero tre piccioni con una fava: lo Stato si avvantaggerebbe dalla riduzione di personale (l'Inps un po' meno, ma questo è un dettaglio), la pubblica amministrazione potrebbe svecchiarsi un po' e da ultimo si avrebbero effetti benefici perfino sulla disoccupazione giovanile in quanto un certo numero di ragazzi a spasso potrebbero essere assunti a carico dei pubblici uffici. Certo, i prepensionamenti esistono da trent'anni e più e in parte hanno contribuito a far sì che il 40 per cento dei quasi 17 milioni di italiani che ricevono un assegno previdenziale non abbia raggiunto i requisiti per riceverlo, cioè non abbia versato tutti i contributi richiesti. Ma l'idea da premio della London School of Economics è coniugare prepensionamenti e assunzioni, dimostrando per di più che in tal modo uno Stato può perfino risparmiare e ridurre la spesa. Nessuno infatti fino ad ora ci aveva pensato e, men che meno, provato. Ma la staffetta generazionale è la scoperta delle scoperte, cioè una soluzione che può cambiare i destini del mondo, perché il testimone del lavoro passa di padre in figlio. Del resto la Madia è una donna dalle mille risorse e dalle mille intuizioni. Appena nominata da Renzi nuova responsabile del Pd per il lavoro, scavalcando gente del calibro di Epifani, Mucchetti e Galli, la futura ministra si precipitò dall'allora responsabile dello Sviluppo Economico Flavio Zanonato e per quaranta minuti gli parlò di che cosa si sarebbe potuto fare per far crescere l'occupazione, arrestandosi solo quando Zanonato le precisò che tutto ciò non era di sua competenza ma di diretta pertinenza del ministro del Lavoro. «Perché, non sei tu il ministro del Lavoro?», replicò un po' interdetta la signora. Perché Marianna Madia è così: una donna geniale che come tanti geni a volte dimentica qualche piccolo dettaglio, come per l'appunto il nome del ministro del Lavoro. Nell'intervista al Corriere, per dare una scossa alla Pubblica amministrazione la Madia ha anche annunciato un'altra rivoluzione, ossia quella dei dirigenti a tempo e intercambiabili, vincitori per concorso del titolo di addetti al ruolo unico. Basta con i burocrati inamovibili, meglio i capuffici che ruotano. Per un po' svolgono una funzione, poi cambiano oppure restano in lista d'attesa per essere di nuovo impiegati. Ma mentre rimangono in panchina ad aspettare come i calciatori il nuovo ingaggio, riceveranno lo stipendio, chiede un po' perplesso l'intervistatore? «No, si può immaginare che prendano solo la parte fissa per un tempo». E magari anche che se ne vadano altrove per poi rientrare appena se ne presenterà l'occasione. Un cambiamento che di fatto liquida i gran commis, per introdurre il concetto del burocrate vagante, un po' qui è un po' là e dove si impiega non si sa. Lo sconvolgimento delle rigide procedure ministeriali pare che non piaccia ai sindacati, tuttavia Marianna Madia rivela di aver chiesto aiuto a Cgil, Cisl e Uil e dunque confida in un ripensamento. Chi invece pare non avere intenzione di ripensarci è una collega di governo del ministro, ossia la responsabile dell'Istruzione Stefania Giannini, la quale ha bocciato senza appello l'idea della staffetta generazione «lasci tre e prendi uno». Secondo lei il do ut des non serve. E infatti zitta zitta la Giannini ha appena imbarcato 24 mila precari impiegati nei servizi di pulizia delle scuole, alla faccia dei prepensionamenti e di tutti i piani di spending review messi a punto da Carlo Cottarelli per ridurre la spesa statale. Nel frattempo, mentre il governo discute di nuovi interventi per far ripartire l'economia, sembra che Matteo Renzi si appresti a lanciare l'hashtag #italianistatesereni, sperando che abbia lo stesso successo di #enricostaisereno. Auguri. di Maurizio Belpietro

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