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Corea del Nord, i calciatori sconfitti in finale rinchiusi nel braccio della morte: "Pena capitale"

Andrea Tempestini
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La finale di calcio dei giochi Asiatici 2014 è stato il più duro dei derby: quello tra Corea del Nord e Corea del Sud, due Paesi in una sostanziale guerra da decenni. La dittatura di Pyongyang contro la democrazia di Seul. Vince quest'ultima, vince la Corea del Sud al 120esimo minuto, ai supplementari, per 1-0. Una sconfitta tremenda per il Nord, che avrebbe risposto come la peggiore delle democrazie: subito dopo la sconfitta, le guardie del regime di Kim Jong-un, hanno caricato su un pullman tutti i giocatori e lo staff della nazionale, e da quel momento non si hanno più notizie sulla sorte dei giocatori e dell'intero gruppo. Secondo quanto rivelano fonti autorevoli della stampa locale, la nazionale sarebbe stata spedita nel braccio della morte di un carcere di massima sicurezza. Il terribile sospetto, che assomiglia sinistramente a una certezza, è che l'intera nazionale sia stata condannata a morte. Per altro il Rodong Sinmum, organo del comitato centrale e maggiore quotidiano nazionale, dopo la sconfitta ha pubblicato in prima pagina una fotografia della squadra e in calce il commento: "Gli uomini che ci hanno rovinato". Nel commento si parlava della necessità di una pena esemplare, che a Pyongyang significa pena di morte, esecuzione in pubblica piazza. Già dopo i Mondiali del 2010 la Fifa appurò che i giocatori, "colpevoli" per aver perso tutte e tre le partite, dopo il torneo subirono crudeli torture dagli aguzzini del regime comunista.

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