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Mauritania, critica Maometto: ragazzo viene condannato a morte per fucilazione

Andrea Tempestini
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Un tribunale di Nuadibyu, nel nord-ovest della Mauritania, ha condannato a morte un giovane. La sua colpa? Aver pubblicato lo scorso gennaio un articolo in cui criticava il profeta Maometto. La corte, un tribunale di prima istanza, ha deciso dopo più di sette ore di dibattito che la pena più appropriata è la morte. La sentenza è stata accolta con grida di gioia dal pubblico che partecipava all'udienza e anche con schiamazzi e raduni festanti nella città. Il pubblico ministero aveva chiesto la condanna a morte per fucilazione. Nel momento della lettura della sentenza, il giovane è svenuto: poi è stato rianimato e condotto in prigione. Ancora non è chiaro se potrà fare ricorso. Per inciso, il codice penale mauritano prevede la pena di morte per "tutti i musulmani che si fanno gioco di Allah, dei suoi angeli, dei suoi libri o dei suoi profeti". In apertura del processo il giudice aveva sostenuto che l'accusato aveva parlato "con leggerezza del profeta Maometto". Il condannato a morte, Mohamed Cheij uld Mjaitir, ha sempre sostenuto la sua innocenza e ha negato di aver insultato il profeta. Il ragazzo appartiene ai “lemaalmine” (fabbri), un gruppo emarginato nella società mauritana e considerato inferiore. Nell'articolo, apparso brevemente sul web, il giovane scriveva che "l'ingiustizia praticata oggi giorno contro il nostro gruppo era stata esercitata anche contro lo stesso profeta Maometto nella sua vita". Inoltre aveva accusato la società mauritana di perpetuare "l'eredità di un iniquo ordine sociale", aggiungendo di "non voler compromettere il profeta ma difendere uno strato della popolazione mal considerato e maltrattato". L'ultima esecuzione capitale in Mauritania risale al 1987.

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