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Vaticano, il cardinale Pietro Parolin sui rapporti con la Cina: così Papa Francesco approva la Chiesa inginocchiata

Giovanni Ruggiero
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Sono almeno trent'anni che il Vaticano è riuscito ad allacciare rapporti diplomatici con la Repubblica popolare cinese, non con poche difficoltà. I primi veri progressi in realtà sono arrivati con Benedetto XVI, soprattutto quando nel 2007 scrisse una lettera ai cattolici cinesi di grande rilevanza: "La soluzione dei problemi esistenti non può essere perseguita attraverso un permanente conflitto con le legittime autorità civili". Leggi anche: L'attacco del cardinale Zen al Papa: "Ha svenduto la Chiesa" A distanza di oltre dieci anni, però, la diplomazia vaticana non è ancora venuta a capo della "questione cinese". E mentre i cattolici sotto il governo di Pechino continuano a essere perseguitati, il segretario di Stato della Santa Sede, il cardinale Pietro Parolin, insiste su una linea particolarmente morbida con il governo cinese: "La Chiesa non chiede altro che la possibilità di professare la propria fede - ha detto il cardinale in un'intervista alla Stampa - E non ha come missione quella di cambiare le strutture o l'amministrazione dello Stato". Ad oggi Pechino non permette al Vaticano di nominare liberamente i propri vescovi, il card. Parolin però è fiducioso sulla risoluzione del problema, magari con una mediazione che ha tutto il sapore dell'accomodamento politico, un po' mascherato: "Se a qualcuno viene chiesto un sacrificio piccolo o grande - continua il cardinale - deve essere chiaro a tutti che questo non è il prezzo di uno scambio politico, ma rientra nella prospettiva evangelica di un bene maggiore. La speranza è che si arrivi a non dover più parlare di vescovi 'legittimi' e 'illegittimi', 'clanedestini' e 'ufficiali' nella Chiesa in Cina, ma ad incontrarsi tra fratelli. Se non si è pronti a perdonare, ciò significa, purtroppo, che vi sono altri interessi da difendere". Leggi anche: Socci, ecco l'effetto Bergoglio: senza precedenti In tanti sospettano che la linea diplomatica vaticana con la Cina assomigli molto più a una resa, un modo pratico per dimenticare il passato e tutte le ingiustizie subite dai cattolici cinesi. Una linea della quale il Papa sarebbe ben a conoscenza: "Francesco segue personalmente gli attuali contatti con le autorità cinesi - ha aggiunto Parolin - Tutti i suoi collaboratori agiscono di concerto con lui. Nessuno prende iniziative private. Sinceramente, qualunque altro tipo di ragionamento mi pare fuori luogo".

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