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Naufragio, poca ConcordiaIncolpano i passeggeri

La Costa Concordia

A dodici mesi dalla tragedia all'Isola del Giglio e dopo mesi di scaricabarile, il dito viene puntato contro chi era a bordo della nave: "Disattenti e negligenti"

Andrea Tempestini
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di Giordano Tedoldi Un anno è passato dal naufragio della Costa Concordia sugli scogli delle Scole, a poca distanza dal Giglio, quando a causa di una spericolata manovra per effettuare il saluto all'isola detto «inchino» persero la vita 32 passeggeri.  Entro febbraio la procura di Grosseto formalizzerà il rinvio a giudizio per gli indagati e verrà fissata l'udienza preliminare. Il processo avrà inizio, con ogni probabilità, dopo l'estate, e tra luglio e settembre verrà anche rimosso il relitto.  Non sarà facile per i giudici districarsi nell'indecente scaricabarile che tutte le parti in causa stanno mettendo in atto per uscirne immacolati.  NUOVI COLPEVOLI L'ultimo, e più paradossale, viene dalla Carnival, la società di Miami che controlla la Costa Crociere, che se la prende con le vittime, cioè i passeggeri, i quali avrebbero avuto «comportamenti negligenti o disattenti».  Dunque l'armatore non avrebbe nessuna colpa, rivela l'avvocato John Arthur Eaves, incaricato da 150 passeggeri della Concordia per il risarcimento dei danni. Eaves ha avuto la possibilità di esaminare un documento della Carnival in cui la compagnia «nega di avere il dovere della sicurezza verso i ricorrenti e di doverli proteggere da danni durante la permanenza a bordo della nave e durante l'uso previsto», stigmatizzando invece l'irresponsabilità dei passeggeri. Colpevolizzare le vittime è una strategia processuale odiosa ma spesso praticata, e non ci sarà risparmiata neanche stavolta.  Poi c'è lui, l'eroe negativo della vicenda, il comandante della Concordia, Francesco Schettino, che fin da quella sciagurata notte di un anno fa si considera, anche lui, totalmente esente da colpe. Anzi, pare stia scrivendo un libro in cui, come rivela La Nazione, «non fa sconti a nessuno», e finalmente ci dirà chi è stato il vero responsabile.  CAPITAN SCHETTINO Sostanzialmente, anche senza leggere le sue memorie, la strategia difensiva di Schettino la conosciamo: avrebbe solo obbedito agli ordini della Costa Crociere e dunque della Carnival, che sapevano benissimo della pratica dell'inchino, considerato che ogni variazione di rotta viene registrata nel libro di bordo. Non solo, la compagnia di navigazione era favorevole a quei passaggi ravvicinati alle coste perché il «saluto» ai turisti piaceva.  Insomma Schettino aveva le mani legate, perché se avesse evitato di fare l'inchino (e dunque di schiantarsi sulle Scole), i superiori l'avrebbero considerato un atteggiamento ribelle e lesivo delle aspettative dei passeggeri. Anche quegli scogli poi, che al Giglio conoscono tutti, secondo Schettino non dovevano stare lì, tutta colpa delle carte nautiche troppo generiche che non li segnalavano.  ZERO RESPONSABILI E poi c'è anche una relazione del comandante alla Costa in cui Schettino si lamenta della scarsa esperienza e preparazione del personale di bordo, ufficiali compresi. Relazione che ovviamente non fa alcuna menzione della misteriosa bionda Domnica Cermotan, la giovane moldava di 25 anni che si trovava sulla Concordia in qualità di amica del comandante; per lei la crociera era il suo regalo di compleanno. Anche lei partecipa allo scaricabarile: dopo aver condiviso intimamente la crociera (suoi effetti personali erano nella cabina di Schettino) e le ore del naufragio con il comandante, e averlo dipinto come un eroe che si è prodigato per la salvezza dei passeggeri, tornata nel suo paese ha inviato una email a Schettino in cui gli scrive «ti odio». La rivelazione Domnica la fa a febbraio, durante un interrogatorio in procura, guarda caso proprio quando la posizione di Schettino si era pesantemente aggravata.  Ma ci sono anche i difensori di Schettino, comandanti o altri ufficiali che per solidarietà marinara dicono a mezza bocca che il comandante non c'entra niente, e che è tutta colpa di quella «moldava», facendo intendere che la giovane è una poco di buono, forse una spia di qualche potenza straniera che vuole rovinarci la reputazione di grandi navigatori.  Nessuno dei vivi ha colpa. Hanno colpa i morti, «negligenti e disattenti». Confidiamo che il processo spazzi via quest'assurdità.

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