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Expo, Angelo Paris e Primo Greganti arrestati per turbativa d'asta e corruzione

Lucia Esposito
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Angelo Paris e Primo Greganti sono stati arrestati insieme ad altre 5 persone in un'inchiesta della Procura di Milano coordinata dal procuratore aggiunto della Dda di Milano Ilda Boccassini e dai pm Claudio Gittardi e Antonio D'Alessio e condotta dal Nucleo di polizia tributaria della Gdf di Milano insieme a uomini della Di Il manager di Infrastrutture Lombarde e l'imprenditore già coinvolto in Mani Pulite sarebbero al centro dell'indagine che vede al centro episodi di turbativa d'asta e corruzione legati all'Expo che si terrà a Milano nel 2015. Ordinanze di custodia in carcere anche per l'ex parlamentare della Democrazia Cristiana Gianstefano Frigerio, per l'ex parlamentare di Forza Italia Luigi Grillo, per Primo Greganti, storico esponente del Pci coinvolto in Mani Pulite, per l'intermediario Sergio Catozzo e per l'imprenditore Enrico Maltauro. Ordinanza di arresti domiciliari invece per Antonio Rognoni, ex dg di Infrastrutture Lombarde, già arrestato nelle scorse settimane nell'ambito di un'altra inchiesta con al centro  una serie di irregolarità negli appalti delle più importanti opere pubbliche in Lombardia, tra cui anche alcune gare relative all'Expo.  Il nome di Silvio. Nell'inchiesta spunta anche il nome di Silvio Berlusconi (ma non è indagato). Secondo quanto riporta Repubblica, Frigerio aveva contatti con il Cav i spesso non per telefono, bensì con messaggi scritti e recapitati a mano. Ed è Berlusconi, in una cena collettiva su Expo, ad avere al tavolo lo stesso Paris, che si era "messo a disposizione" dei faccendieri.  Non solo. Grillo avrebbe portato un altro manager (che non è finito in carcere) a casa di Cesare Previti: c'è anche l'avvocato romano, condannato per corruzione dei giudici a favore di Berlusconi, nelle oltre 600 pagine dell'ordinanza di custodia. Non risulta comunque indagato, così come Gianni Letta (anche il suo nome compare nelle carte dell'inchiesta). Le accuse - "Ramificazioni in diversi settori dell'amministrazione e agganci politici" di qualsiasi schieramento. È questa la pericolosità insita nell'organizzazione smantellata oggi  a Milano nell'inchiesta sull'Expo che ha portato a sette arresti. Il pm Antonio D'Alessio usa questa e altre frasi per spiegare una struttura capace di "avvicinare il pubblico ufficiale per ottenere anticipi di bandi e di procedure di gara" ad esempio relativi  al progetto delle Vie d'acqua o all'area parcheggi per Expo. In questo senso è "sorprendente la disponibilità" di Angelo  Paris direttore generale divisione construction and Dismantling e responsabile ufficio contratti di Expo 2015,  finito in manette, "di mettere a disposizione informazioni riservate". Un'organizzazione che si "rivolge a pubblici ufficiali promettendo avanzamenti di carriera in cambio di protezione politica". e che ha dalla sua parte spiega il pm Claudio Gittardi una "capacità impressionante di interventi in appalti sanitari, con una squadra di direttore generali e amministratori a sua disposizione". C'è un richiamo "fortissimo a far parte di una squadra, la capacità di coprire tutte le aziende operative con collegamenti e protezioni" riferibili "a qualsiasi schieramento politico", conclude.  Le intercettazioni - Paris, secondo gli inquirenti, era "totalmente sottomesso ai voleri dell'associazione". "Io vi dò tutti gli appalti che volete se favorite la mia carriera", afferma in un'intercettazione in cui parla con alcuni componenti dell'associazione a delinquere, che così veniva a sapere in anticipo delle decisioni riguardanti Expo 2015, per esempio quelle relative ai padiglioni dei diversi Paesi o gli interventi per risolvere aspetti problematici del progetto delle Vie d'Acqua. L'associazione per delinquere, "operativa da un anno e mezzo o due", avrebbe condizionato o tentato di condizionare almeno da metà del 2013 diversi appalti Expo, tra cui la gara "per l'affidamento per le architetture di servizi", che sarebbe stata pilotata a favore dell'imprenditore vicentino Enrico Maltauro, finito in cella. Sempre secondo i pm, Maltauro avrebbe versato "30-40mila euro al mese" in contanti o come fatturazione di consulenze alla "cupola degli appalti". "Rami malati" - Bruti Liberati ha commentato: "Abbiamo reciso nel più breve tempo possibile i rami malati, proprio per consentire ad Expo di ripartire al più presto". L'ad di Expo 2015, Giuseppe Sala, non è coinvolto in alcun modo nell'inchiesta: lo ha spigato il pm Gittardi, che ha poi chiarito che non sono stati sequestrati "atti dei procedimenti amministrativi in corso e quindi Expo può tranquillamente procedere ed operare". L'inchiesta, dunque, non vede il coinvolgimento di alcun altro esponente della società che curerà Expo, e non ha portato al sequestro di aree che potrebbero ritardare il progetto per l'evento del 2015. Il meccanismo - L'inchiesta, però, non riguarda solo Expo, ma pure la progettazione dei lavori (per un valore di bandi di gara di 323 milioni di euro) della Città della Salute nel Comune di Sesto San Giovanni, la gestione dei servizi di supporto non sanitari rivolti alle due Fondazioni IRCCS destinate a fondervisi (Carlo Besta e Istituto Nazionale dei Tumori). Rognoni, secondo gli investigatori, d'accordo con Frigerio, Cattozzo, Grillo e Greganti, avrebbe "organizzato costanti incontri personali" durante i quali si trasmettevano "notizie di ufficio destinate a rimanere segrete sul procedimento di formazione del bando di gara e sulla successiva fase di aggiudicazione". In questo modo venivano "segnalate in anticipo le migliorie progettuali in grado di assicurare" ai partecipanti da favorire "una valutazione di favore rispetto all'offerta pervenuta da altre imprese concorrenti". Secondo l'accusa, i reati sarebbero stati compiuti almeno fino a due mesi fa. I pm titolari dell'inchiesta parlano di una vera e propria "cupola per condizionare gli appalti", che prometteva "avanzamenti di carriera" grazie a "protezioni politiche" a manager pubblici e ufficiali. Il meccanismo era "molto semplice": quando c'era una gara d'appalto giudicata interessante, l'associazione diretta da Gianstefano Frigerio interveniva avvicinando il pubblico ufficiale competente, utilizzando gli appoggi e le amicizie che poteva vantare in altri contesti, muovendosi "a 360 gradi" nell'ambito politico.  Sala: "Fiducia tradita" - "La gravità dei fatti emersi oggi, l'importanza dell'Expo per l'Italia e l'assoluta convinzione che la legalità sia il valore fondante del lavoro di chi opera per il Paese, mi obbligano a riflettere a fondo sulle modalità di conduzione di Expo nel suo ultimo anno di preparazione", ha commentato l'ad di Expo Sala in una nota. "Svolgo da sempre la mia attività professionale credendo nel lavoro di squadra e nella lealtà dei comportamenti. Oggi questa fiducia appare sorprendentemente tradita da una delle persone di Expo", prosegue Sala. "Dal mio punto di vista non intendo sottrarmi alla responsabilità che comunque è sempre in capo a chi guida una società. Apprezzo le autorevoli dichiarazioni di solidarietà e sostegno che giungono da più parti e ritengo estremamente prezioso il lavoro della magistratura a favore della piena realizzazione dell'Expo. Per questo, in vista dell'incontro di martedì con il presidente del consiglio, intendo esaminare quali siano le migliori condizioni di lavoro della società nell'esclusivo interesse dell'Expo, del Paese e dell'assoluto rispetto della legalità". Sala - dopo le voci sulle sue possibili dimissioni - ha incassato il sostengo anche dal governatore Roberto Maroni. "Gli rinnovo la fiducia - ha detto il presidente della Lombardia -. Spero si possa procedere rapidamente nella realizzazione del cronoprogramma previsto". 

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