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Austria, il doppio passaporto agli altoatesini: il precedente inquietante di Adolf Hitler

Andrea Tempestini
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Da secoli, il confine tra Italia e Austria è un luogo tormentato. E gli ultimi avvenimenti lo dimostrano: Vienna ha proposto di concedere il doppio passaporto ai cittadini italiani di lingua tedesca, escludendo così chi parla italiano anche se, di fatto, italiano è. Una proposta contro la quale si è scagliata Giorgia Meloni, che ha avanzato un sospetto un calcolo elettorale del Pd. Nelle ultime ore e dopo un vespaio di polemiche, è arrivata la frenata del premier austriaco Kurz, che ha parlato della possibilità di concedere il doppio passaporto agli altoatesini "solo in stretta cooperazione con l'Italia". Precisazione che, per inciso, è arrivata dopo la dura presa di posizione delle nostre istituzioni. Leggi anche: La Cia: Hitler morto? Non proprio... Una vicenda paradossale. E a tratti inquietante, in particolare per un precedente storico che viene rievocato dallo storico Andrea Di Michele dell'Università di Bolzano, interpellato da Il Fatto Quotidiano. Si deve tornare ai tempi del fascismo, quando l'atteggiamento dell'Italia liberale nei confronti degli altoatesini mutò radicalmente: Benito Mussolini impose il divieto di parlare tedesco nelle scuole e nella pubblica amministrazione. Quindi, nel 1939, arrivò l'accordo tra il Duce ed Adolf Hitler: "Gli altoatesini (o sudtirolesi, a seconda delle parte del confine da cui li si guarda) dovevano scegliere se restare a vivere nella loro terra, rinunciando, però, a cultura e lingua. Oppure se diventare tedeschi, trasferendosi in Austria, Germania, Slovenia", ricorda Di Michele. Insomma, è dai tempi di Hitler che gli altoatesini non si trovavano in una condizione del genere, a dover fronteggiare un offerta simile o presunta tale. Come titola Il Fatto: "La mossa di Vienna su Bolzano, la prima dalle 'opzioni' di Hitler". Come detto, un precedente piuttosto inquietante.

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