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Sanità, medici di base e assistenza: ecco cosa cambia

I "dottori di famiglia", operativi 24 ore su 24, verranno organizzate in associazioni. La protesta dei sindacati contro il decreto: "E' sfruttamento"

Francesca Canelli
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Manca soltanto l'approvazione da parte dei presidenti delle Regioni, poi l'Italia dirà addio alla tradizionale figura del medico di base. Niente più medico singolo che lavora da solo nel suo studio, ma forme organizzative mono (soltanto medici di famiglia o specialisti o pediatri) e quelle pluriprofessionali, con le stesse figure che lavoreranno insieme. I medici saranno raggruppati all'interno di "aggregazioni funzionali territoriali" e "unità complesse di cure primarie". La bozza del dl è stata ridisegnata secondo le direttive previste nel decreto Balduzzi.  Cosa cambierà - Chi avrà bisogno di assistenza medica, continuerà ad avere il proprio medico di famiglia, ma in caso di emergenza non sarà costretto a recarsi al pronto soccorso. Anzi, potrà avvalersi anche di medici specialisti. I circa 45mila medici di famiglia, ai quali si aggiungono le guardie mediche per un numero totale di 60mila 554 unità, dovranno garantire l'assistenza e la continuità per 24 ore al giorno e sette giorni su sette, all'interno delle nuove strutture che dovranno essere create in tutto il territorio nazionale. Come spiega il Sole 24 Ore, l'obiettivo è quello di fornire ai cittadini italiani "medici di famiglia sempre aperti".  Requisiti e compensi - I nuovi requisiti di accesso per queste figure saranno uguali per tutti sia nell'assistenza primaria, sia nella guardia medica, attraverso una graduatoria per titolo rilasciata dalle Regioni. Restano dubbi sulla questione dei compensi. Le Regioni hanno infatti intenzione di rivedere tutte le indennità erogate per associazioni, informatica e collaboratori. Modifiche anche per il sistema dei diritti sindacali e i criteri di rappresentanza. Sarà esteso anche al settore della medicina di base il meccanismo di premialità e trasparenza gestionale prevista con la riforma Brunetta. I pediatri che hanno in cura i bambini fino ai 14 anni inoltre si occuperanno non solo della cura delle malattie, ma anche di prevenzione e controllo dello sviluppo fisico del bambino.  Le perplessità - Una volta approvata la bozza, inizieranno le trattative con i sindacati.  L'obiettivo è quello di azzerare tutti gli accordi oggi in vigore, per poter riformare il sistema attraverso un maggiore collegamento tra i medici che lavorano nel territorio e la programmazione regionale. Giacomo Milillo, presidente della Fimmg (uno dei maggiori sindacati dei medici), ha però ammonito le Regioni: "Sbagliano se credono di poterci attribuire sempre più compiti, senza garantire i nostri diritti".

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