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L'ultima dei ciclotalebani:sì alle biciclette contromano

I sensi unici non varranno più per i ciclisti. L'idea è quella di dar loro più spazio, ma è una forzatura che mette a rischio l'incolumità di tutti

Matteo Legnani
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«Sola in questa città, in cerca di un gelato. Posso fare il bagno all'Idroscalo e andare contromano…», cantava Ombretta Colli in una canzone del 1984, Milano d'estate. In quel vecchio brano, il fatto di andare contromano era visto come un'innocente trasgressione consentita dalla totale mancanza di traffico della Milano ferragostana. Se però verrà approvato un apposito decreto attuativo e, contestualmente, modificato il codice della strada, l'andare contromano (a Milano come in tutte le altre città italiane) di trasgressivo non avrà più nulla. Né d'estate né in nessun'altra stagione.  L'unico accorgimento richiesto sarà di imboccarle contromano, le strade, a bordo di una bicicletta. Stando a quanto dichiarato nelle scorse ore dal sottosegretario ai Trasporti Erasmo D'Angelis, infatti, «le bici potranno andare contromano entro l'estate».  Per fortuna non lo si potrà fare in qualsiasi arteria: procedere contromano sarà consentito soltanto nelle vie con limite di velocità di 30 chilometri orari. Almeno questo. Ma in ogni caso si potrà pedalare in ambedue le direzioni nei sensi unici, e i comuni potranno stabilire la larghezza delle piste ciclabili e se farle con o senza cordoli. Sembra insomma imporsi definitivamente quel sempre più diffuso fanatismo ciclistico che considera la bici il mezzo di locomozione per eccellenza, tanto da desiderare che sia esentato dall'osservanza delle norme del codice stradale. Un atteggiamento che ha forse il suo esponente più illustre nel sindaco di Roma Ignazio Marino, il quale, se potesse, pedonalizzerebbe anche il Grande raccordo anulare, e certo si sarà mosso in bicicletta (come dubitarne?) anche in queste giornate in cui la capitale è stata colpita da violenti nubifragi… Proprio a Roma, tre giorni fa, si sono recati l'assessore alla Mobilità di Bologna, Andrea Colombo, e il suo omologo fiorentino Filippo Bonaccorsi, per approfondire i dettagli di un accordo sul tema della mobilità ciclabile siglato dall'Anci (l'associazione dei comuni italiani) e dal Ministero dei Trasporti. Come mai? Perché proprio Bologna sarà la prima grande città italiana a recepire le novità su viabilità e biciclette.  Il sostrato «ideologico» del provvedimento è peraltro dichiarato apertamente da D'Angelis: «L'idea di fondo è politica: si vuole invertire l'ordine di priorità della mobilità su strada. Finora il codice stradale è stato “autocentrico”. In futuro invece, soprattutto per quel che riguarda le città metropolitane come Bologna, vogliamo che si parta dai pedoni, poi ci si occupi di biciclette e solo alla fine delle automobili».  Appena qualche mese or sono, del resto, l'Anci aveva avanzato una proposta che va nella medesima direzione: attribuire sempre l'onere della prova, in caso d'incidente, al mezzo più pesante. Come già detto, simili decisioni sembrano ispirate, più che da un'obiettiva valutazione della realtà, da una sorta di intento punitivo nei confronti dei veicoli a motore, in particolare di quelli a quattro ruote, e al tempo stesso dal poco razionale desiderio di collocare le biciclette al di sopra delle leggi, senza tenere nel dovuto conto che ai limiti oggettivi di un mezzo devono corrispondere precisi limiti nel suo utilizzo. Basti pensare all'assurdità per cui, tuttora, in bici si può andare senza casco.  Sarà forse utile, allora, ricordare ai nostri legislatori una notizia di cronaca risalente a settembre del 2013, non molto tempo fa: «Incidente mortale ieri sera ad Aprilia sulla Pontina. La vittima è una donna che percorreva contromano la strada regionale in sella a una bicicletta».  Ora, è vero che lo scorso settembre le biciclette contromano non potevano ancora andarci, e che su una strada come la Pontina non ci potranno andare - a quanto pare - neppure in futuro, ma non vorremmo che tragedie come questa si moltiplicassero per colpa di chi legifera pensando a un mondo ideale anziché a quello - pieno di insidie e imperfezioni - in cui tutti noi ci troviamo a vivere. Amanti della bici e no. di Giuseppe Policelli

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