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Giampaolo Pansa: Berlusconi è tornato, è l'unico anti-Renzi

Andrea Tempestini
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Sono rimasto molto colpito dal Silvio Berlusconi che ho visto il giorno delle liste di Forza Italia. Il Cavaliere le presentava nella sede del partito, in una conferenza stampa trasmessa dalle tivù più attente. La diretta televisiva mi ha consentito di scrutare per almeno un'ora il leader forzista. E ne ho ricavato una serie di impressioni che adesso provo a descrivere. La prima, e la più importante, è che Berlusconi porta molto bene i 78 anni che compirà in settembre. Sono un suo coetaneo e dunque so che l'età spesso distrugge il tuo aspetto. Ma questa maledizione non si è accanita contro Silvio. Sarà stato anche per merito del cerone spalmato sul viso senza risparmio, ma lui aveva l'aspetto del signore ben conservato e pimpante. Da molto tempo Berlusconi non appariva in tivù. Dunque è stata una sorpresa renderci conto che non è cambiato per niente. Prima di tutto, risulta sempre simpatico pure a chi non l'ha mai votato, ma è abituato a osservare gli esseri umani senza avere tra i denti il coltello della faziosità politica. Non si dà arie da capataz, come di solito fanno i nove decimi della Casta. Parla un linguaggio semplice che tutti sono in grado di capire. Sa prendersi in giro come pochi mortali di solito fanno. Insomma, da questo punto di vista il voto è massimo: dieci e lode. Come succede con gli esseri umani, l'aspetto è la spia del carattere. Quello del Berlusca lo conosciamo. È un signore combattivo che non si perde mai d'animo. Nella campagna elettorale per le Europee del 25 maggio parte sconfitto. I sondaggi sono terribili e retrocedono Forza Italia al terzo posto, dopo i Democratici e il Movimento Cinque stelle. Ma è facile prevedere che iniziare a battersi, con questo handicap nello zaino, avrà l'unico effetto di spingere il Cavaliere a impegnarsi sino allo spasimo. IN CAMPO Del resto, tutti sappiamo che le campagne elettorali sono il terreno preferito dal leader di Forza Italia. Lo ha dimostrato per l'ennesima volta nella politiche del febbraio 2013. Era partito con uno svantaggio davvero grande rispetto al Pd di Pier Luigi Bersani e ha terminato la corsa a un'incollatura dall'avversario. Con le conseguenze che ne sono nate: crisi politica ed esistenziale di Bersani, rielezione di Giorgio Napolitano, nascita del governo di Enrico Letta e infine la comparsa sulla scena di Matteo Renzi. Un giorno gli storici ci confermeranno che è stata la inevitabile e positiva voglia del Cav di non dichiararsi perdente a determinare la nascita della Terza Repubblica e il cataclisma nel quale viviamo oggi. Il suo genio speciale nell'andare alla conquista di voti, mi induce a una previsione. Silvio trasformerà in un asso di cuori a proprio vantaggio la carta fastidiosa di essere costretto a occuparsi una volta alla settimana degli anziani ricoverati nella Casa di riposo della Sacra Famiglia di Cesano Boscone. L'ULTIMA GARA Ogni sette giorni, in quell'ospizio sarà giovedì grasso. Il Berlusca ha una grande genialità anche per l'assistenza e la cura degli anziani. Muterà un impegno rognoso in una kermesse dove lui trionferà. E se non accadrà qualche incidente imprevisto, i magistrati che hanno scelto quel sistema per rieducare Silvio il reo, e inserirlo di nuovo nella società, si morderanno le mani per aver sbagliato tutto. Insomma il Cavaliere è pronto per iniziare l'ultima gara politica della propria vita. In palio non c'è soltanto qualche poltrona in più o in meno nel Parlamento europeo. Questo è un cimitero per elefanti che non conta nulla, dove gli eletti spariscono, inghiottiti dalla tetraggine burocratica di un organismo pletorico e inutile. In gioco c'è qualcosa di ben più grande: la conferma o la smentita che, a vent'anni dalla discesa in campo, Berlusconi è ancora un leader politico all'altezza dei tempi nuovi. E Forza Italia un partito tanto forte da proporsi l'ambizione di guidare il governo del paese. Dunque, quelle di maggio sono elezioni ultimative per il Cavaliere e il suo stato maggiore. O la va o la spacca. Se Forza Italia non riuscirà a staccarsi dai sondaggi infernali che oggi la collocano al terzo posto, potremo assistere a una catastrofe storica. La fine di un'esperienza politica iniziata il 23 novembre 1993, con il famoso botta e risposta di Casalecchio di Reno, provincia di Bologna, ingaggiato da Silvio con i cronisti all'inaugurazione di un supermercato. Nell'Italia del 2014, un territorio sismico che può cambiare da un giorno all'altro, fare previsioni è un mestiere che persino l'Internazionale degli indovini non accetterebbe di fare. Nessun pronostico è possibile. L'unica mossa razionale è di ricordare che Berlusconi scende in campo in un'Italia che sta mutando con la velocità della luce. Non intendo soltanto le condizioni economiche e sociali derivate da una crisi globale che, in casa nostra almeno, non presenta miglioramenti tranquillizzanti. Mi riferisco anche al quadro politico che non è più lo stesso da un paio di mesi. Ossia da quando un giovane signore fiorentino ha conquistato prima il Partito democratico, poi la guida del governo. Matteo Renzi è un personaggio che può piacere oppure no, ma dimostra di essere il primo, vero leader rivoluzionario che la sinistra italiana partorisce dai tempi della buonanima di Palmiro Togliatti. Una sinistra che, del resto, non esiste più, distrutta dal rottamatore. Insieme a Beppe Grillo, il premier è di certo l'avversario numero uno del Cavaliere. Un nemico che mostra di avere molte carte a proprio vantaggio. La prima è l'età, 39 anni, quasi quaranta meno di Silvio. La seconda è che l'Italia sta diventando un paese molto diverso da quello in cui il Cavaliere era abituato a vincere. Basta mettere la testa fuori casa per rendersene conto. L'altra sera, in pizzeria, un cameriere estroso, ma del tutto digiuno di politica, mi ha accolto chiedendomi: «Dottore, le piace Renzi? A me sì perché sta tagliando gli stipendi ai manager». Tra qualche giorno, lo stesso giovanotto, nel portarmi la pizza, dirà: «Ha visto? Renzi dà un po' di soldi ai poveracci, toglie le autoblu ai sottosegretari e li costringe ad andare a piedi o in tram, ha persino messo in castigo i magistrati, tutti superpagati e con poca voglia di lavorare!». Sono indizi che non valgono nulla, diranno in molti, domandandosi se esistano o no le coperture per finanziare tutti gli scossoni renzisti. Il Bestiario pensa che valgano parecchio. La verità è che l'Italia è diversa anche rispetto a un mese fa. In meglio o in peggio non lo so. Però resta il fatto che Renzi ha cominciato a scavare la terra sotto i piedi non soltanto ai vecchi padroni del proprio partito, ma pure a Berlusconi. I SUPERSTITI Prima di oggi, esisteva un campo da gioco che i superstiti della Seconda Repubblica conoscevano a memoria. Questo li faceva sentire sicuri di se stessi e invincibili. Adesso stiamo sbarcando su un pianeta sconosciuto. Abitato da animali strani di una specie ignota. Anche gli umani che incontriamo hanno poco a che fare con quelli che ci erano famigliari. Accade dovunque: nella politica, nell'economia, nella finanza, nelle aziende, nei giornali, nella televisione. Quello che ieri contava, oggi non conta più, oppure ha un peso che va scemando e presto sparirà. Renzi l'ha capito prima e meglio di tutti. La sua forza risiede soprattutto nell'intuito che lo colloca per molte lunghezze davanti agli altri leader. La domanda delle domande è se Berlusconi riuscirà a non sembrare un sopravvissuto. E se ce la farà a difendere il pluralismo della democrazia italiana. Ma questo, al momento, non lo sa nessuno. di Giampaolo Pansa

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