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Matteo Renzi: bastonate da Scalfari, Padellaro e Polito

Andrea Tempestini
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Tre quotidiani, tre linee differenti, tre firme di punta e tre opinioni simili sul premier, Matteo Renzi. Bocciato, anzi stra-bocciato. Da Antonio Polito sul Corriere della Sera, da Antonio Padellaro sul Fatto Quotidiano e da Eugenio Scalfari su Repubblica. Bocciato da chi lo sostiene, con più o con meno enfasi, e da chi invece lo osteggia. La rapida rassegna degli editoriali parte da quello del quotidiano di Via Solferino, dove il titolo del commento di Polito parla da solo: "Crescono solo le promesse". L'editorialista ricorda poi quanto affermato da Renzi: "Che la crescita sia 0,4%, 0,8% o 1,5% non cambia niente dal punto di vista della vita quotidiana delle persone". Una macroscopica follia che spinge Polito all'attacco: "In realtà - scrive - la differenza di un punto di crescita è la differenza tra la vita e la morte per l'economia italiana, e dunque anche per le famiglie". E ancora: "Dunque speriamo che il presidente del Consiglio scherzasse con Friedman (al quale ha rilasciato la dichiarazione, ndr), contando sulla sua innegabile simpatia. Però speriamo anche che da ora in poi si faccia sul serio". Quindi si passa al Fatto Quotidiano, dove oltre alle consuete bastonate di Marco Travaglio, dalla prima pagina si abbattono su Renzi anche le bastonate del direttore, Antonio Padellaro, che fa un paragone tra il lavoro del premier e quello nelle strade di Roma, dove il cantiere stradale è permanente. "Le strombazzate riforme di Matteo Renzi - scrive Padellaro - assomigliano a quegli incasinatissimi cantieri: si blocca il traffico, si dice stiamo lavorando per voi, poi si lascia tutto per aria dando la colpa ai gufi e a chi complotta contro il cambiamento". Infine si arriva ad Eugenio Scalfari, il fondatore di Repubblica sempre più ostile con il premier, questa volta bollato come "Pifferaio". Barbapapà ricorda che "intanto il Pil scende, la produzione scende, i consumi scendono, la natalità scende". Quindi, dopo un focus sulle riforme (annunciate), conclude caustico: "Speriamo nella Madia. E nella Boschi. E nella Pinotti. E nella Mogherini. Se il pifferaio suona bene, loro faranno un buon coro, ma se il pifferaio stona, il concertone rischierà di diventare una gazzarra. Il pericolo è questo".

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