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Alessandro Sallusti: "L'Oscar? A Silvio Berlusconi"

Nicoletta Orlandi Posti
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"Siete come le patetiche caricature della Grande Bellezza". Alessandro Sallusti nell'editoriale odierno se la prende con l'Italia post comunista e quella renziana che si intestano il merito dell'Oscar di Paolo Sorrentino. Ieri, infatti, dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, dal premier Matteo Renzi, passando per il ministro per i Beni Culturali Dario Franceschini, fino a Nichi Vendola e Laura Boldrini è stato un susseguirsi di note entusiastiche sull'eccellenza del made in Italy e il suo riconoscimento nel mondo. Peccato, fa notare Sallusti, che abbiano taciuto sul reale vincitore dell'Oscar: Silvio Berlusconi, fondatore e azionista di maggioranza del gruppo Mediaset, la cui controllata Medusa ha creduto nel progetto di Sorrentino, prodotto (insieme a piccoli partner) e distribuito la pellicola. "Scusate Renzi, Franceschini, Vendola, Boldrini, Napolitano e soci", chiede il direttore del Giornale, "dire un grazie alla più importante e prestigiosa azienda culturale privata del Paese, Mediaset, è chiedere troppo? La risposta è scontata: troppo. Perché ammettere che Berlusconi, la sua famiglia e i suoi manager (Carlo Rossella e Giampaolo Letta a Medusa) sono il volano del migliore sapere italiano vuole dire sconfessare vent'anni di linciaggio mediatico". Sallusti ricorda i fischi di giornalisti e cinefili di sinistra che alla mostra di Venezia accompagnano la vista del logo Medusa in testa di pellicola (anche per questo alla scorsa edizione del festival Medusa non presentò alcun film in concorso). "Ci sono voluti gli americani, direi il mondo intero, per riconoscere che Mediaset non è quell'associazione a delinquere immaginata dai magistrati italiani".

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