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La moglie, l'amico avvocato, l'Expo: Alfano "indagato" dall'Espresso

Nicoletta Orlandi Posti
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"Scenari mistificatori, vogliono solo gettare discredito su di me e i miei cari. Ci rivedremo in Tribunale". Angelino Alfano è andato su tutte le furie quando è finito sotto "inchiesta" da parte dell'Espresso che gli ha dedicato un lungo servizio tirando in ballo la moglie, l'avvocato e gli affari di una presunta “rete di relazioni pericolose” definita anche “lobby”. Cinque consulenze - Il settimanale di De Benedetti ha reso noto che la signora Alfano, al secolo Tiziana Miceli, "ha appena avuto cinque consulenze dalla Consap, la concessionaria dei servizi assicurativi pubblici controllata dal ministero dell'Economia". La donna, prosegue l'Espresso, "in passato ha ottenuto altri incarichi da amministrazioni pubbliche (dalla provincia all'Istituto autonomo case popolari di Palermo) vicine al centrodestra”. Non solo. Nel 2014, prosegue l'Espresso, lady Alfano “risulta difendere gli interessi di una società insieme ad Angelo Clarizia, un avvocato socio in affari di Andrea Gemma, amico storico di Alfano e attuale membro del cda dell'Eni”. “I due sono legatissimi", continua il settimanale, "gli studi di Gemma e Clarizia hanno di recente anche vinto un appalto da 630mila euro per i servizi legali dell'Expo e da poco difendono gli interessi del Nuovo Centro Destra. La rete di potere del ministro Alfano e dell'amico Gemma è composta anche dal fratello di Clarizia, Renato, e da alcuni professori universitari finiti a fare i consulenti del ministro: tra incarichi da centinaia di migliaia di euro, rapporti amicali e familiari, favori e le solite prebende". La replica - "Purtroppo L'Espresso insiste e ci ricasca", ha replicato il ministro dell'Interno con una nota. "Non appagato dalla recente condanna per diffamazione subita in Tribunale - dove mi è stato riconosciuto il danno subito - replica il disegno denigratorio nei confronti miei e di mia moglie. Come al solito, costruisce scenari mistificatori e suggestivi". "Ancora una volta", continua Alfano, "questo organo di disinformazione mirata si esercita nel tentativo vano, ma non per questo meno grave, di gettare discredito, e non soltanto sulla mia persona. Ci rivedremo, mio malgrado, di fronte a un Tribunale che sapra' individuare tra persone defunte date per vive, circostanze false, notizie irrilevanti, fatti comici, errori marchiani e astruse manipolazioni della realta', tutti gli elementi del doloso e reiterato intento diffamatorio".

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